Page 619 - Shakespeare - Vol. 4
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della nostra graziosa regina.



              LEONTE
                               Soddisfare?
               Le richieste della tua regina? Soddisfare?
               Basta così. Io ti ho affidato, Camillo,
               quanto è più vicino al mio cuore, come pure

               i miei più segreti pensieri, dai quali tu,
               come un prete, m’hai sollevato la coscienza:
               da te partivo come un penitente migliorato.

               Ma ci siamo ingannati sulla tua integrità,
               ingannati da ciò ch’era apparenza.



              CAMILLO
                               Non sia mai, sire!



              LEONTE
               Mi spiego meglio: tu non sei onesto: o,
               se tendi a esserlo, sei un vile,
               che all’onestà taglia le gambe, frenandola

               nel giusto corso: oppure devi esser considerato
               un servitore innestato nella mia fiducia,
               ma negligente; oppure uno stolto

               che assiste a un gioco accanito, con grandi poste,
               e lo prende per uno scherzo.



              CAMILLO
                               Mio grazioso signore,
               posso essere negligente, sciocco e pauroso;
               nessuno è immune da tali difetti al punto

               che negligenza, stoltezza e paura,
               tra le infinite attività del mondo,
               non vengan fuori prima o poi. Nei vostri affari, mio signore,
               se mai son stato negligente, sapendolo,

               mia fu la stoltezza: se deliberatamente
               ho fatto lo sciocco, mia fu la negligenza,
               che non valutava lo scopo: se mai ho avuto paura
               di fare qualcosa del cui esito dubitavo,
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