Page 614 - Shakespeare - Vol. 4
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Invero:
sei il mio bel galletto. Che c’è, ti sei sporcato il naso?
Dicono che è una copia del mio. Su, capitano:
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dobbiamo esser senza macchia, voglio dire puliti, capitano:
macchiato è il bue, la giovenca, il vitello;
e tutti son cornuti − continua ad arpeggiare
sul palmo! − Allora vitellino giocherellone!
Sei il mio vitellino tu?
MAMILLIO
Sì, se vi piace, mio signore.
LEONTE
Ti ci vuole una zucca pelosa e i virgulti che ci ho io,
per esser tutto come me: eppure dicono che siamo
quasi come due uova; lo dicono le donne,
(che direbbero qualsiasi cosa): ma se anche fossero false
come gramaglie ritinte, come il vento e le acque,
come i dadi che vorrebbe chi non rispetta
limiti tra il suo e il mio, sarebbe comunque vero
che questo ragazzo mi somiglia. Vieni, signor paggio,
guardami con quei tuoi occhi azzurri: dolce birbone!
Caro, carne mia! Può tua madre? È possibile?
Passione, la tua intensità pugnala il cuore.
Tu fai possibile l’impossibile,
sei della natura dei sogni − come può essere? 10 −
Ti associ all’irreale
e consorti col nulla. Perciò è assai credibile
che tu possa associarti a qualsiasi cosa; e così fai,
ben oltre il lecito, ed io lo vedo qui,
al punto che il cervello se ne infetta,
mentre la fronte s’indurisce.
POLISSENE
Che ha Sicilia?
ERMIONE
Sembra agitato.