Page 365 - Shakespeare - Vol. 4
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Un angelo, per Giove! O un prodigio
               di questo mondo. Guardate: la divinità
               ha l’età di un ragazzo!


                                                      Entra Imogene.



              IMOGENE
               Buoni padroni, non fatemi male.

               Prima di entrare ho chiamato, ed era mio intento
               implorare o comprare ciò che ho preso.
               Non ho rubato nulla, in fede mia, e non l’avrei fatto
               nemmeno trovando oro sparso a terra.

               Ecco il denaro per ciò che ho mangiato: l’avrei lasciato
               sulla tavola, appena finito il pasto,
               allontanandomi con una preghiera
               per chi me l’ha procurato.



              GUIDERIO

                               Denaro, ragazzo?


              ARVIRAGO

               Che l’oro e l’argento si mutino in fango,
               piuttosto: ché più di questo non valgono,
               se non per quanti idolatrano limacciose
               divinità.



              IMOGENE
                               Vedo la vostra ira.

               Se per questa colpa doveste uccidermi,
               sappiate che sarei morto di fame, non
               macchiandomene.



              BELARIO
                               Dove siete diretto?



              IMOGENE

          A Milford Haven.
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