Page 268 - Shakespeare - Vol. 4
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quello che vedo». Contestualmente a me pare preferibile il primo senso − suggerito, tra l’altro, da
Onions − perché la frase segue all’invito ad avere nuove vesti, in una situazione che è divenuta
ufficiale per l’incontro con il governatore dell’isola, e perché risulta più suggestivo che Pericle si
smarrisca − nei versi successivi, fino a percepire una musica che gli altri non sentono − senza
avere una consapevolezza preventiva di tale suo smarrimento.
376 V, i, 227 Secondo l’astronomia tolemaica, la musica che si levava dal moto intorno alla terra delle
nove sfere concentriche in cui consisteva tutto l’universo.
377 V, i, 231 L’uso del verbo to nip (“pizzicare” “premere”, “ stringere”) è stato considerato da molti
come incongruo in riferimento a questa musica trascendente che solo Pericle sa percepire, in un
momento per lui così alto di rigenerazione e rinascita. Ma è tipico del genio shakespeariano
intrecciare i livelli della conoscenza e della esperienza: la metafora ha pertanto, a mio parere, grande
pregnanza proprio perché rende fisico un ascolto metafisico. Pericle è costretto a percepire quella
musica, è “pizzicato” nel suo smarrimento affinché continui a udirla. E subito dopo, non a caso, è
vinto dal torpore, effetto di una simile sovrumana esperienza e, al tempo stesso, scudo, tutto
umano, contro la sua intollerabile invadenza.
378 V, i, 242 life: emendamento proposto da Malone per la lezione like dell’in-quarto.
379 V, i, 247 In quanto dea della luna.
380 V, i, 251 eftsoons: arcaismo che ricorre qui per l’unica volta in Shakespeare.
381 V, ii Didascalia non originale e, in effetti, non necessaria, in quanto il cambio di riferimento da parte di
Pericle è del tutto evidente dalle sue parole.
382 V, ii, 1 Gower torna al verso ottosillabico dei primi cori, ma non ne riprende il linguaggio arcaico.
383 V, ii, 2 La sabbia che scorre nella clessidra è detta “nostra”, sia a indicare il tempo della storia (la
storia ricevuta, e perciò “nostra”, nonché ripresentata, e perciò in altro modo “nostra”: di Gower e
del pubblico) sia a segnalare il tempo del dramma (e il “nostra” riguarda allora gli attori). Gli attori
che, tra poco, esaurito il breve tempo del loro spettacolo, se ne staranno zitti, muti (dumb).
384 V, ii, 5 aptly: “prontamente”, ma anche “in modo adeguato”.
385 V, ii, 14 confound: il significato di “consumare”, “spendere”, “esaurire”, è frequente nell’uso
shakespeariano di questo verbo. Ancora una volta, Gower chiede al pubblico di stare dietro al
particolare tempo della rappresentazione drammatica, scorciandolo, saltandone i passaggi scontati e
inutili, in modo da preparare l’immaginazione al successivo evento, in rapida sequenza.
386 V, ii, 16 Su questo punto, sulla immediata realizzazione drammatica di un progetto o di un desiderio
(una realizzazione che scorcia i tempi effettivi della vita reale), Gower si era già soffermato nel suo
intervento in IV, iv.
387 V, ii, 17 Altra tipica estensione deittica di Gower, volta a indicare la localizzazione della scena che va
a rappresentarsi.
388 V, ii, 20 Letteralmente: “è stato grazie alla decisione della vostra fantasia”. Il meccanismo della
illusione teatrale è nuovamente esibito da Gower con fiabesca ironia, per quanto riguarda, questa
volta, il contributo fondamentale che l’immaginazione del pubblico, del destinatario, dà al gioco del
teatro, seguendo le convenzioni rappresentative del genere.
389 V, iii Didascalia non originale.
390 V, iii Didascalia non originale.
391 V, iii, 15 nun: emendamento del mum dell’in-quarto.
392 V, iii, 18 appearer: unica occorrenza di questa parola in Shakespeare.
393 V, iii, 31 Taisa si ripresenta con lo stesso spirito ardito che aveva manifestato nel secondo atto: si è