Page 1805 - Shakespeare - Vol. 4
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               Io non traggo i miei giudizi dalle stelle,

               eppur mi sembra di capir l’astrologia,
               ma non per predire buona o cattiva sorte,
               pestilenze, carestie o volver di stagioni;
               né so leggere il destino agli attimi fuggenti

               segnalando a ciascuno tuoni, pioggia e vento
               o a principi svelare se avran buona fortuna,
               grazie ai presagi che raccolgo in cielo.
               È dai tuoi occhi che traggo il mio sapere

               e, astri costanti, mi dettan questo dire:
               virtù e bellezza prospereranno insieme
               se in fecondo vivaio trasformerai il tuo io;
                               diversamente tal profezia ti volgo:

                               la tua morte sarà fine di ogni virtù e bellezza.
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