Page 1809 - Shakespeare - Vol. 4
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               Dovrei paragonarti a un giorno d’estate?

               Tu sei ben più raggiante e mite:
               venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
               e il corso dell’estate ha vita troppo breve:
               talvolta troppo cocente splende l’occhio del cielo

               e spesso il suo volto d’oro si rabbuia
               e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
               spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
               Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire

               né perdere possesso del bello che tu hai;
               né morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
               perché al tempo contrasterai la tua eternità:
                               finché ci sarà un respiro od occhi per vedere

                               questi versi avranno luce e ti daranno vita.
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