Page 1778 - Shakespeare - Vol. 4
P. 1778

dell’operazione  compiuta  da  Giorgio  Melchiori  nel  suo L’uomo  e  il  potere
          (1973),  ove  pure  viene  affrontata  una  lettura  «parziale»  del  canzoniere  (i
          sonetti analizzati sono quattro), ma secondo una prospettiva che scandaglia e
          pone in luce un vastissimo settore ideologico shakespeariano: la visione etica

          degli ambiti politico, sociale, sessuale e religioso.
          La  scelta  dei  campioni  muove  da  considerazioni  squisitamente  formali,
          peraltro  sommamente  indicative  contenutisticamente  −  come  insegna  da
          tempo  la  logica  che  conferisce  alla  forma  funzione  preminente  di

          significazione. Sulla traccia dei rilievi di incidenze verbali compiuti da Herbert
          Donow nel suo A Concordance to the Sonnet Sequences of Daniel, Drayton,
          Shakespeare, Sidney and Spenser (1969), Melchiori individua, relativamente
          alle frequenze pronominali nei canzonieri considerati, una certa norma: l’«io»

          è  numericamente  più  incidente  dell’«egli»,  che  a  sua  volta  predomina  sul
          «tu»;  solo  Spenser  privilegia  l’«egli»,  coerentemente  a  un  suo  più  marcato
          intento  celebrativo.  Shakespeare  contravviene  alla  norma  secondo  una
          modalità opposta a quella spenseriana: il «tu» incide in misura quasi uguale a

          quella dell’«io», il che è ampiamente giustificato, nota Melchiori, dalla qualità
          particolarmente  drammatica  della  sua  scrittura.  Posta  tale  «norma»
          shakespeariana, in parte aderente e in parte trasgressiva di quella generale,
          Melchiori  prende  in  considerazione  i  sonetti  che  ne  esulano,  in  quanto  vi

          risultano espunti il «tu» convenzionale, in massima parte l’«io» e inoltre la
          terminologia amorosa canonica (love, eyes, heart ecc.). In tal modo vengono
          enucleati i quattro sonetti (94, 121, 129, 146) in cui la predominanza della
          terza persona singolare e plurale coincide con la trattazione di temi generali,

          di  questioni  problematiche:  appunto,  il  potere,  il  comportamento  sociale,  il
          sesso, la religione. (Nel saggio è inclusa anche una analisi del sonetto 20, che
          però esula da questa impostazione.) Tali sonetti tuttavia, precisa il Melchiori,
          non  mancano  di  qualità  drammatiche,  in  quanto  mettono  in  scena  un

          conflitto,  propongono  dialetticamente  i  termini  di  una  dicotomia  −  le  cui
          tensioni rimangono irrisolte − e costituiscono pertanto sorte di «meditazioni
          in azione» (p. 40).
          L’analisi  strutturale  dei  singoli  sonetti,  effettuata  sulla  scorta  di  un’ampia

          documentazione  critica  (confronti  macrotestuali  ed  extratestuali,  riferimenti
          storici, riprese e confutazioni di precedenti commenti autorevoli), pone in luce
          un  complesso  reticolo  di  significazioni  indicative  di  una  intera
          Weltanschauung.  Così  la  lettura  del  sonetto  94  evidenzia  la  coscienza

          shakespeariana  della  transizione  ideologico-politica,  in  atto  nell’Inghilterra
          elisabettiana,  dalla  vecchia  concezione  del  potere  (regalità)  acquisito  per
   1773   1774   1775   1776   1777   1778   1779   1780   1781   1782   1783