Page 1495 - Shakespeare - Vol. 4
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Sull’anima mia, non dirò che la verità.
Io dissi al Duca mio signore che per maleficio diabolico
il monaco poteva ingannarsi; e ch’era pericoloso
per lui di ruminarci tanto sopra, sin tanto che il Maligno
non innescasse una delle sue trame, così che lui, abboccando,
vi desse esecuzione. E lui mi replicò: “Ma va’ là!
Non ci rimetto nulla” − e aggiunse inoltre
che se il Re, nella sua recente malattia, fosse venuto a mancare,
le teste del Cardinale e di Sir Thomas Lovell
sarebbero cadute.
RE
Ohibò! Tanto corrotto? Ohibò, ohibò,
c’è del marcio in quell’uomo! Hai qualcos’altro da dire?
INTENDENTE
Sì, mio Sire.
RE
Vai avanti.
INTENDENTE
Trovandosi a Greenwich,
dopo che Vostra Altezza ebbe rimproverato il Duca
per Sir William Bulmer...
RE
Ricordo bene
la circostanza: era mio servo giurato,
quando il Duca lo prese al suo servizio. Ma va’ avanti. Che accadde?
INTENDENTE
“Se” − disse lui − “se per questo finissi imprigionato
nella Torre, com’è lecito pensare, reciterei la parte
che il padre mio intendeva recitare
con l’usurpatore Riccardo: quando, trovandosi a Salisbury,
fece istanza di esser da lui ricevuto. Se fosse stata accolta,