Page 1467 - Shakespeare - Vol. 4
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redazione del 1563: noto anche come Il Libro dei Martiri, secondo solo alla
Bibbia per diffusione fra i protestanti inglesi e, per quanto prolisso e −
ovviamente − fazioso, assai ricco di materiale documentario di prima mano.
Tali fonti sono seguite molto da vicino, come d’altronde si può dedurre dalle
Note che seguono. Un’ulteriore possibile fonte, per dettagli marginali,
potrebbe essere la recentissima History of Great Britain di John Speed
(1611).
Degli stimoli forniti dal lavoro del Rowley si è già detto nella Prefazione del
testo. L’Enrico VIII aspira ad essere tutto quel che l’opera del concorrente non
è. I punti di contatto son per lo più inevitabili: cortei, processioni, fanfare, un
vigoroso patriottismo protestante, un Cardinale supremamente arrogante,
una Regina in preda alle doglie del parto (nel caso di Rowley, Jane Seymour:
la madre di Edoardo), un Re franco e impulsivo, dalle tremende occhiatacce e
dai tonanti «Ohibò» − tuttora circondato dalla stima e dall’affetto dei sudditi.
Per quanto riguarda il disegno generale, la struttura stessa di una vicenda
imperniata sulla caduta dei potenti e la caducità di ogni gloria terrena,
Shakespeare non poteva non tenere a mente gli schemi tradizionali del De
casibus virorum illustrium, uno dei molti contributi del Boccaccio alla cultura
umanistica inglese, e la ben collaudata moralità di A Mirror for Magistrates
(Uno specchio per gli uomini di governo), opera del 1559: una lunga
ghirlanda di storia in versi sul tema, appunto, della caduta dei grandi,
autentica miniera di spunti per il teatro elisabettiano, da cui i drammi storici
di Shakespeare avevano attinto a piene mani. A tali schemi consacrati dalla
tradizione si deve il movimento a successive “onde lunghe” dell’Enrico VIII,
come la sua geometria compositiva.
Il testo inglese e la sua traduzione
L’Enrico VIII verrà iscritto nello Stationer’s Register, con gli altri drammi
shakespeariani rimasti privi di copyright, soltanto nel 1623. È questa la data
del primo in-folio, prima edizione delle opere complete del poeta, dove il
titolo viene uniformato dai curatori a quelli delle altre Histories («La tragedia
di...», «La vita di...» ecc.) concludendone la serie. Il titolo d’occasione, All Is
True, viene sostituito con La famosa storia della vita di Re Enrico VIII. Il testo,
nitidamente stampato e pressoché libero da errori di stampa o trascrizione, è
l’evidente risultato di un attento lavoro di copiatura e revisione, ed è dotato
di didascalie eccezionalmente estese e dettagliate, contrariamente agli altri
drammi del poeta (è probabile che i manoscritti e i copioni originali siano