Page 1444 - Shakespeare - Vol. 4
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102 V, i, 86 bonfires. I pagani falò notturni a mezza estate erano comuni anche in Inghilterra prima della
rivoluzione puritana. Il saltare sulla fiamma o camminare sulle ceneri ardenti erano giochi connessi a
questo rito della vegetazione.
103 V, i, 92 Seconda allusione al mito di Fetonte (vedi nota 30). The huntress / All moist and cold è
Diana, la Luna, che si innamorò di Endimione.
104 V, i, 141 blood sta qui per ‘desiderio sensuale’.
105 V, ii, 45 sgg. Probabile allusione a un famoso cavallo addestrato, di nome Marocco, capace di
intrattenere il pubblico con vari esercizi da circo. Il cavallo venne esibito a Londra negli anni 1590.
Restano diverse testimonianze di questo spettacolo.
106 V, ii, 49 Forse allusione a William Kempe, attore della compagnia di Shakespeare, che nel 1600
danzò la moresca da Londra a Norwich ad una grande velocità, come egli stesso descrisse in un
libello. Hobby-horse (sotto, v. 50) si riferisce all’attore che nella moresca faceva la parte del cavallo,
con una rudimentale sagoma di cavallo legata alla cintola, o cavalcando un bastone a testa di
cavallo; il termine designò poi il cavalluccio di legno dei bambini, e di lì assunse il significato moderno
di ‘passatempo’ (hobby).
107 V, ii, 72 stool-ball era la porta o la meta. Il significato osceno, confermato da canzoni da doccia di
tutti i giochi di squadra, è ovvio.
108 V, iii, 46 graved significa ‘attraversato da rughe’, ma gioca sul significato di grave, ‘tomba’.
109 V, iii, 119 Alcides. Alcide era Ercole, nato nella casa di Alceo, re di Tebe e padre di Anfitrione, che
dette a Ercole il suo nobile nome senza esserne il vero padre. Secondo il mito, infatti, Ercole è figlio
di Zeus che assumendo la forma di Anfitrione ingannò la bella regina Alcmena. La stessa storia si
ritrova in una leggenda celtica del ciclo arturiano. La situazione comica fu sfruttata da Plauto,
Molière, Dryden e Jean Giraudoux nel suo Anfitrione 38 (voleva dire che 37 versioni avevano
preceduto la sua).
110 V, iii, 124 Philomels. Filomela è un nome poetico per l’usignolo. Il mito di Filomela, sua sorella Procne
e il crudele re Tereo è narrata nella VI Metamorfosi di Ovidio. Shakespeare la cita nel Titus
Andronicus (IV, i) e in Cymbeline (II, ii). Il mito è un luogo comune nella poesia inglese (cfr.
Swinburne e T.S. Eliot che ne fa uno dei motivi conduttori di The Waste Land).
111 V, iv, 33 Is it a maid? La domanda del Secondo Cavaliere è legittima. Fare la dote di una fanciulla
vergine perché potesse accasarsi decentemente era, tra le tradizioni del Medioevo, una buona
azione disinteressata che non poteva non portare fortuna al donatore. La conclusione della storia
dimostra appunto questo.
112 V, iv, 62 old Saturn era un dio malevolo. Nel Racconto del cavaliere di Chaucer interviene
personalmente a causare la morte di Arcite.
113 V, iv, 85 didascalia chair. Arcite è portato in scena su una sedia, non barella o lettiga, per necessità
drammatica. Gli autori sapevano bene come sia difficile per un attore “portare” la voce in teatro da
posizione supina.
114 V, iv, 102-103 part... played... did sono parole da teatro. Davanti a un finale patetico alcuni
spettatori potevano avere l’illusione di assistere a un dramma vero. L’intervento di Teseo rompe
questa illusione e ricorda al pubblico che si trova in teatro. Interventi di questo tipo sono abbastanza
frequenti negli ultimi drammi di Shakespeare. Sull’illusione intermedia tra realtà e sogno si veda
quanto scrisse S.T. Coleridge sul Winter’s Tale e The Tempest nelle sue Notes on Shakespeare.
115 EPILOGO (in distici a rima baciata come il PROLOGO) è recitato da un ragazzo della compagnia ed è
diretto più al pubblico indisciplinato del teatro che a quello della corte, attento solo alle reazioni del re.
Lo si confronti con l’epilogo di Pandaro al Troilus and Cressida. Anche costui invitava membri del
pubblico a reagire con fischi e schiamazzi, probabilmente per scaramanzia.