Page 1439 - Shakespeare - Vol. 4
P. 1439

23 I,  i,  229-231  Paradosso  rinascimentale.  Teseo,  un  mortale,  è  superiore  agli  dei  nel  dominare  per
                 scelta  le  proprie  passioni.  Gli  dei  si  lamentano  di  doverlo  fare  per  dovere.  Teseo  conferma  il
                 concetto nei versi 231-234. In questo sta l’essere uomini: liberi dalle passioni, siamo superiori a chi
                 agisce per istinto o necessità, animali o dei che siano.
              24 I,  ii,  5 gloss  of  youth.  Nella  nostra  letteratura  si  pensi  alla  “floridezza  verginale”  del  cardinale
                 Federigo nei Promessi Sposi.
              25 I, ii, 21-23 Palamone allude alla rabbia di Giunone per non aver vinto il giudizio di Paride, il quale dette
                 a  Venere  il  pomo  della  discordia.  Per  vendicarsi  dei  Troiani  Giunone  scatenò  la  guerra  di  Troia.
                 Palamone s’augura un’altra grande guerra come quella per dar lavoro ai soldati.

              26 I, ii, 28 cranks and turns. Eco verbale di the turnings and the cranks of the labyrinth nella traduzione
                 inglese del North della Vita di Teseo di Plutarco, una delle fonti del dramma (Bawcutt).

              27 I,  ii,  43  sgg.  Qui  Palamone  si  scaglia  contro  i  vizi  “continentali”;  mode,  venute  in  Inghilterra  da
                 Francia  e  Italia,  di  affettazione  cortigianesca,  errate  interpretazioni  della  “sprezzatura”  del
                 Castiglione. La satira della leziosaggine importata è frequente in Shakespeare: si veda per esempio il
                 discorso  di  Mercuzio  in Romeo  e  Giulietta  (II,  iv,  e  sgg.)  Anche  Cimbelino  è  pieno  di  tirate  anti-
                 italiane, soprattutto la mendacità e il tradimento.

              28 I,  ii,  58 street  be  foul.  Sulle  strade  di  Londra  sporche,  fangose  e  puzzolenti  abbiamo  la
                 testimonianza di Giordano Bruno in La cena delle ceneri, 1584.

              29 I,  ii,  64  Il  soggetto  di Makes  (sing.)  è successes  (plur.).  Sgrammaticatura  shakespeariana  o
                 costruzione ad sensum per attrazione di He messo in evidenza al verso 62. In tal caso è Creonte il
                 soggetto  del  verbo,  non  i  suoi  successi.  L’errore  non  è  unico  nel  dialetto  teatrale  del  tardo
                 Shakespeare. Ho sentito dire da attori professionisti che il più delle volte non notano questi errori
                 “naturali” nella recitazione.
              30 I, ii, 85-87 Il giorno dopo la morte di Fetonte, Febo sfogò dolore e rabbia sui cavalli del suo cocchio,
                 frustandoli selvaggiamente. Il mito è narrato da Ovidio nel secondo libro delle Metamorfosi.
              31 I, ii, 98-102 La questione della giusta causa e della lealtà alla patria e al sovrano, anche se indegno,
                 compare più di una volta in Shakespeare. Sulla responsabilità del re verso i suoi sudditi cfr. il dibattito
                 in Enrico V la notte prima della battaglia (Henry V, iv, 1).

              32 I,  ii,  115-116 let  us  follow  /  The  becking  of  our  chance.  È  il  concetto  rinascimentale  del sequere
                 deum mescolato all’idea medievale che la vittoria è prova di giusta causa.

              33 I, iii, 21 e 26 Altro esempio di sintassi contorta e impressionistica è la Peace del v. 24 che non dovrà
                 più essere invocata nel v. 26. Cfr., a proposito, la nota 29 sopra.

              34 I, iii, 40 Ippolita allude alla discesa agli inferi di Teseo e Piritoo per liberare Persefone. Plutarco nella
                 Vita di Teseo ne riporta varie versioni. I due eroi furono catturati dal re dell’inferno per esserne poi
                 liberati da Ercole. Una variante vuole che il fedele Piritoo sia rimasto lì in ostaggio. Vedi anche il XII
                 libro delle Metamorfosi di Ovidio.
              35 I, iii, 52 Flavina si congedò dalla luna, cioè da Diana (il cui simbolo era la luna), dea della verginità e
                 della caccia e protettrice della tribù e confraternita delle Amazzoni.
              36 I,  iii,  70  La  fenice  era  un  uccello  mitico  che  ogni  cinque  o  sei  secoli  si  dava  fuoco  su  una  pila  di
                 legname prezioso e aromatico (moriva nel profumo) per poi risorgere subito dalle ceneri a nuova
                 gioventù.

              37 I,  iv, didascalia.  Ho  tradotto Cornets  con  «trombe»  perché  non  si  tratta  delle  cornette  d’ottone
                 usate nelle orchestre moderne, ma di uno strumento di legno che produceva un suono di tromba.
                 Si usava soprattutto nei teatri privati al chiuso, perciò al Blackfriars.

              38 I, iv, 14-16 e 24-25 Sono traduzioni secentesche del Knight’s Tale di Chaucer. Versi 1015-1019.
   1434   1435   1436   1437   1438   1439   1440   1441   1442   1443   1444