Page 1443 - Shakespeare - Vol. 4
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87 IV,  i,  142  sgg.  I  dieci  versi  fino  alla  fine  della  scena  sono  pieni  di  termini  nautici,  sicuramente
                 compresi dai londinesi del 1613, abitanti della città portuale più attiva del mondo. Let’s get her in al
                 verso  149  è  volutamente  ambiguo, her  può  essere  la  nave  o  la  ragazza;  il  significato:
                 ‘bordeggiamo’,  o  ‘tiriamola  in  vento’  è  anche  ‘portiamola  al  riparo’.  La  scena  unisce  il  patetico  al
                 comico; la condiscendenza dei presenti doveva divertire, ma anche commuovere: immaginiamo il
                 Secondo Amico che sale in coffa, arrampicandosi fino al balconcino della gallery sopra il palcoscenico.
                 La Cinzia della canzone è la luna; probabilmente canzone colta. Gli autori che scrivono etc e gli attori
                 dovevano conoscerla bene; per noi purtroppo è andata perduta.

              88 IV,  i,  147  L’edizione  curata  da  N.W.  Bawcutt  per  il  New  Penguin  Shakespeare,  su  cui  si  basa  il
                 nostro  testo,  come  pure  l’edizione  della  University  of  Nebraska  Press,  riporta bowling  alla  fine  del
                 verso 147. Proponiamo l’emendamento bowline, termine nautico che nel contesto fa certamente più
                 senso  di bowling.  Il  primo  stampatore  secentesco  ha  probabilmente  stampato  per  errore  una  ‘g’
                 invece di una ‘e’. La svista è rimasta tramandata d’edizione in edizione.

              89 IV, ii, 15 Ganymede, bellissimo garzoncello di cui s’invaghì Zeus che, sotto forma d’aquila, lo rapì e
                 ne fece il suo coppiere. È anche un altro nome per la costellazione dell’Acquario che si trova tra i
                 Pesci e l’Aquila.

              90 IV,  ii,  21 Pelops’  shoulder.  Pelope,  figlio  di  Tantalo,  fu  offerto  in  banchetto  agli  dei.  Demetra  ne
                 aveva  già  mangiato  una  spalla,  quando  gli  altri  olimpici  decisero  di  risuscitare  il  giovinetto  e
                 sostituirono la spalla cannibalizzata con un liscio pezzo d’avorio. Sia questo mito che il precedente
                 (cfr. nota 88) sono narrati nelle Metamorfosi di Ovidio.

              91 IV,  ii,  33 find  the  bent  of  woman’s  fancy?  Secondo  Bawcutt  questo  verso  è  una  citazione  da
                 Spencer: O who does know the bent of women’s fantasy? (Faerie Queene, I, 4, 24).
              92 IV, ii, 44 changeling... gypsy. Superstiziose tradizioni attribuivano alle fate e agli zingari l’abitudine di
                 rapire  in  culla  i  bambini  più  belli  sostituendoli  con  folletti  o  esserini  deformi. Changeling  significa
                 propriamente  ‘mutante’.  La  parola  si  trova  anche  nel  Racconto  d’inverno,  quando  Pastore  trova
                 Perdita sulla spiaggia (III, iii, 111). Vedi inoltre la trama del Trovatore di Giuseppe Verdi.
              93 IV,  ii,  105 Not  to  undo  with  thunder;  come  l’aglio  per  i  vampiri,  una  coroncina  d’edera  in  testa
                 proteggeva da tuoni e fulmini; questo cavaliere aveva protezione sotto i suoi capelli.
              94 IV,  iii,  13 Geraldo,  il  rustico schoolmaster  (III,  v)  si  chiamava Master  Gerrold  (verso  22),  ma  è
                 improbabile  che  si  tratti  della  stessa  persona,  promossa  a  maestro  di  Emilia.  Probabilmente  è  il
                 maestro  di  musica  di  corte,  un  italiano,  come  lo  sfortunato  favorito  di  Maria  Stuarda.  Didone  ed
                 Enea erano tipico argomento per madrigali italiani nel ’500 e ’600.

              95 IV,  iii,  20-21  Allusione  al  mito  di  Caronte,  nocchiero  infernale  che  doveva  essere  pagato  per  il
                 traghetto.
              96 IV, iii, 23 livers. L’anatomia medievale riteneva il fegato sede della passione.
              97 IV, iii, 30 barley-break, un gioco di campagna simile al nostro “acchiappino”.
              98 IV, iii, 45-46 Allude all’usanza di liberare un condannato se si trovava una donna disposta a sposarlo.
                 Fino a pochi anni fa nel codice italiano c’era la clausola del “matrimonio riparatore”.
              99 IV, iii, 69 sgg. Come altri dottori in Shakespeare questo è molto pomposo. Impossibile non notare
                 che la scena è una patetica (comico-borghese) parodia della pazzia di Lady Macbeth.
            100 V, i, 34 Knights, kinsmen, lovers. Bell’inizio assonantico di naturale eloquenza retorica che ricorda il
                 Friends,  Romans,  countrymen,  di  Marcantonio  (Giulio  Cesare,  III,  ii,  75);  my  sacrifices  allude  al
                 fatto che i cavalieri sono pronti a sacrificare anche la vita per Arcite.
            101 V,  i,  77  Venere  è  qui  invocata  come  regina  (e  protettrice)  dei  segreti,  cioè  della  discrezione  in
                 amore,  che  è  una  delle  virtù  cavalleresche.  La  classica  dea  dell’amore  sensuale  è  qui  anche  dea
                 dell’amore cortese.
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