Page 1440 - Shakespeare - Vol. 4
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39 I, iv, 30 sgg. La “cortesia” verso il nemico valoroso e sfortunato era della tradizione cavalleresca; si
                 pensi a Saladino che mandò a Riccardo Cuor di Leone ammalato il suo medico personale. Una bella
                 coincidenza  letteraria  si  trova  in Guerra e Pace  di  Tolstoj  (libro  I,  cap. XIX):  Napoleone  vede  sul
                 campo  di  Austerlitz  il  principe  Andrej  caduto  con  in  pugno  l’asta  della  bandiera  e  dice:  «Voilà  une
                 belle  mort».  Quando  si  accorge  che  Andrej  è  ancora  vivo  lo  fa  curare  dal  suo  medico.  Il  nobile
                 Teseo di Shakespeare non ha la sciocca vanità del Napoleone tolstojano e manca alla scena il senso
                 di vanità del tutto provato da Andrej di fronte alla morte, ma checché ne dica Tolstoj ( O Šekspire i
                 o  drame,  1903)  anche  i  personaggi  minori  di  Shakespeare  sono  a  tutto  tondo  nell’insieme  del
                 dramma.
              40 I, v, 15-16 La rima baciata alla fine dell’atto è l’adattamento di una terzina di Chaucer (The Knight’s
                 Tale, vv. 2847-2849).
              41 ATTO  II,  i,  14 didascalia  with  rushes  non  è  stampato  nell’edizione  in-quarto,  ma  è  aggiunta
                 moderna  di  Bawcutt,  curatore  dell’edizione  Penguin.  È  giustificata  da strewings  al  rigo  21.  Gli
                 elisabettiani mettevano paglia sui pavimenti e negli angoli delle stanze come alternativa ai vasi da
                 notte. La paglia veniva cambiata spesso e riciclata negli orti e giardini.
              42 II,  i,  47 didascalia  above  indica  il  balconcino  di  scena  nei  teatri  elisabettiani.  Qui  doveva
                 rappresentare la finestra che dà sul giardino in cui Palamone per primo vedrà Emilia.
              43 II,  i  55  Per  l’edizione  in-quarto  qui  comincia  la  scena  ii  del II  atto.  Accettiamo  l’emendamento
                 moderno di Bawcutt continuando la scena i.
              44 II, i, 89 Secondo la credenza popolare l’aquila può guardare il sole senza esserne accecata.
              45 II, i, 104 I guerrieri parti erano famosi per simulare la fuga e poi girarsi e sorprendere gl’inseguitori
                 con frecce scagliate all’indietro. Il cinghiale ferito e braccato è qui paragonato ad una faretra partica,
                 pieno di pericoli e sorprese per chi l’insegue. L’immagine è doppia poiché le frecce sono quelle dei
                 cacciatori e i pericoli quelli presentati dalla bestia inferocita. La ricchezza d’immagini inscatolate l’una
                 nell’altra è tipica del tardo Shakespeare.
              46 II, i, 169 Verso ricco d’ironia drammatica. Compare Emilia e il pubblico sa che i due cavallereschi
                 amici  diventeranno  rivali.  Finora  l’azione  ci  ha  preparati  lentamente  e  sapientemente  (anche
                 parlando dei protagonisti fuori scena) alla tragedia. Sul concetto elisabettiano dell’amicizia rimando il
                 lettore a L.J. Mills, One Soul in Bodies Twain, London 1937. Cfr. anche la Guida bibliografica.

              47 II, i, 175 Il mito di Narciso che morì per amore della propria immagine è narrato nel libro terzo delle
                 Metamorfosi di Ovidio.

              48 II,  i,  205-206 laugh...  and  lie  down  era  un  gioco  di  carte  simile  al  ramino.  Qui  è  diviso  tra  i  due
                 personaggi con doppio senso sessuale: ‘ridere... e mettermi a giacere’.

              49 II, i, 220 L’improvviso attacco di gelosia di Palamone ricorda l’altrettanto subitanea crisi di Leonte nel
                 Racconto d’inverno, composto da Shakespeare due anni prima dei Due nobili cugini.

              50 II,  i,  316 charge...  discharge,  gioco  di  parole  più  efficace  in  inglese  che  in  italiano: charge  è  un
                 incarico, ma anche la polvere da sparo che carica un’arma da fuoco.

              51 II,  i,  329  Palamone  vuol  dire  che  se  il  Carceriere  gli  metterà  altre  catene  egli  le  agiterà  come  le
                 campanelle che i danzatori di moresche si mettevano addosso per ritmare la danza.

              52 II, ii, 54 makes no cry è un’immagine presa dalla caccia; il cane che perde le tracce della selvaggina
                 smette d’abbaiare.

              53 II, iii, 31 Thus much è probabilmente accompagnato da un gesto volgare delle braccia, o mani, o
                 dita.
              54 II,  iv,  10  sgg.  Dopo  aver  dato  prova  di  abilità  nella  corsa  e  nella  lotta,  gare  aperte  anche  ai
                 popolani, Arcite prova la sua origine gentilizia dicendosi esperto nella caccia col falcone, coi cani, e coi
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