Page 1262 - Shakespeare - Vol. 4
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Escono Arcite e i suoi cavalieri.


                       Entrano Palamone e i suoi cavalieri, con lo stesso cerimoniale.



              PALAMONE
               Le nostre stelle dovranno brillare di nuova luce,
               o estinguersi oggi; la contesa è amore,
               e se la dea di esso lo concede, lei ci darà

               anche la vittoria. Unite perciò il vostro animo al mio,
               voi la cui generosa nobiltà vi fa sposare la mia causa
               a rischio della vita; alla dea Venere
               affidiamo la nostra impresa, e il suo soccorso

               imploriamo per la nostra fazione.
                      Qui si buttano a terra, quindi s’inginocchiano come prima all’altare di
                                                                                                        Venere.
               Salve, maestosa regina dei segreti, che hai il potere                 101

               di distogliere il più crudele tiranno dalla sua rabbia
               e farlo piangere davanti a una fanciulla; che con la forza
               d’una sola occhiata fai tacere il tamburo di Marte
               e riduci gli allarmi in bisbigli; tu che puoi

               far brandire la gruccia a un paralitico, e sanarlo
               prima di Apollo; che puoi costringere un re
               a farsi vassallo d’un suo suddito, e indurre
               vecchi decrepiti a ballare; lo spelacchiato scapolo

               che in gioventù, come i ragazzini saltanti sui falò,               102
               ha evitato le tue scottature, tu l’acchiappi a settanta,
               e, a dispetto della sua raucedine, gli fai
               stonare giovanili canzoni d’amore. Quale divinità

               non subisce il tuo potere? A Febo tu
               aggiungi fiamme più calde delle sue; i fuochi del cielo
               bruciarono il suo figlio mortale, e il tuo lui; la cacciatrice              103
               tutta umida e fredda, si dice cominciasse a buttar via

               il suo arco e sospirare. Concedi il tuo favore
               a me, tuo devoto soldato, che porta il tuo giogo
               come un serto di rose, anche se è più pesante
               del piombo e punge più delle ortiche.

               Non ho mai imprecato contro la tua legge;
               né rivelato un segreto, perché non ne conosco; né lo farei
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