Page 1165 - Shakespeare - Vol. 4
P. 1165

EMILIA

               Senza dubbio uno dei due è più grande, e con ragione
               sarebbe scortese dire che non siete voi. Conobbi
               un tempo in cui gioivo d’una compagna di giochi.

               Voi eravate alla guerra quando arricchì la tomba
               lei che faceva il letto troppo orgoglioso; si congedò dalla luna −
               che apparì pallida alla separazione − quando in età
               eravamo entrambe undicenni.



              IPPOLITA
                               Era Flavina.    35



              EMILIA
                               Sì.

               Voi parlate dell’amore di Piritoo e Teseo;
               il loro ha più fondamento, è più maturo,
               più collegato da solido giudizio, e il loro bisogno

               l’uno dell’altro si può dire che irrighi
               le loro intrecciate radici d’affetto. Ma io
               e quella per cui sospiro e di cui parlavo eravamo esseri innocenti,
               ci amavamo perché ci amavamo, e come gli elementi
               che non sanno né come né perché, ma pure causano

               effetti straordinari con la loro attività, così le nostre anime
               facevano l’una per l’altra. Quel che lei amava
               era da me approvato, l’inverso, condannato,

               senza complicazioni; il fiore che coglievo
               e mi mettevo tra i seni − che allora appena cominciavano
               a sbocciare intorno al germoglio − lei desiderava
               finché ne aveva un altro uguale, e l’affidava
               alla stessa innocente culla, dove simili alla fenice              36

               morivano nel profumo; sulla mia testa non v’era ornamento
               che lei non imitasse; quelli scelti da lei − graziosi,
               anche se forse messi senza studio − io copiavo

               nel mio più serio abbigliamento; se il mio orecchio
               aveva afferrato qualche nuova canzone, o per caso canticchiando
               ne improvvisavo una, era su quella nota
               che cadeva la sua attenzione, anzi vi rimaneva
               fino a ripeterla nel sonno. Questa rievocazione −
   1160   1161   1162   1163   1164   1165   1166   1167   1168   1169   1170