Page 1158 - Shakespeare - Vol. 4
P. 1158

ad imprese divine; mentre essi, si dice,
               gemono sotto tale signoria.          23



              TESEO
                               Poiché siamo uomini,
               così dovremmo fare; se sottoposti ai sensi,
               perdiamo il titolo di umani. Animo, signore;

               ora ci dirigiamo a confortarvi.
                                                                                            Trombe. Escono.



                                                    Scena II         EN



                                              Entrano Palamone e Arcite.


              ARCITE

               Caro Palamone, più caro per affetto che per sangue
               e nostro cugino primo, non ancora induriti
               nei vizi di natura, lasciamo la città

               di Tebe, e le sue tentazioni, prima di macchiare
               ulteriormente la nostra freschezza giovanile;               24
               perché qui vivere in astinenza è una vergogna
               uguale agli stravizi; poiché il non nuotare
               secondo la corrente sarebbe come affondare,

               o almeno uno sforzo inutile; e seguire
               il flusso generale ci porterebbe a un vortice
               in cui dovremmo annaspare o annegare; e se ne usciamo,

               ne guadagniamo solo una vita senza vigore.


              PALAMONE

                               Il tuo consiglio
               è confermato dagli esempi. Quali strani relitti,
               fin da quando eravamo scolari, possiamo osservare
               aggirarsi per Tebe? Cicatrici coperte di stracci

               sono la ricompensa del valoroso che anticipava
               ai suoi ambiziosi fini onore e lingotti d’oro,
               che malgrado le vittorie non ottenne, ed ora è schernito
               dalla pace per cui s’è battuto; chi più farà offerte
   1153   1154   1155   1156   1157   1158   1159   1160   1161   1162   1163