Page 668 - Shakespeare - Vol. 3
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perché lo voglio solo se l’avrò meritato,
e ancora non so se il merito l’avrò.
So solo che amo invano, lotto coll’inoppugnabile speranza.
Ma non smetto di versare il fiume del mio amore
in questo capace ma incontinente colabrodo,
e così lo disperdo. Sì, come un indiano,
con religioso errore, adoro il sole
che dà uno sguardo al suo cultore
ma non fa mostra di conoscerlo. Signora carissima,
non opponete al mio amore il vostro odio,
perché il mio amore è il vostro.
Ma se voi stessa, in cui l’onore degli anni
parla di una virtuosa gioventù, abbiate mai −
con la vera intensità della passione −
desiderato castamente, amato caramente,
tanto da far di Diana, oltre se stessa, dea dell’amore,
abbiate compassione per lo stato di una
che non ha scelta che dare fino a perdere sé;
che non cerca il proprio oggetto per trovarlo,
ma, come l’oracolo, le è dolce vivere la propria morte.
CONTESSA
Di’ la verità: non avevi in mente
d’andare a Parigi?
ELENA
Sì, signora.
CONTESSA
Perché? La verità.
ELENA
Vi dirò la verità, lo giuro sulla grazia divina.
Sapete che mio padre mi ha lasciato alcuni preparati
di rara e dimostrata efficacia, vere panacee,
che aveva trovato nei suoi studi ed esperimenti;
e lasciò detto che li conservassi con estrema cura,
essendo prescrizioni le cui proprietà generali