Page 641 - Shakespeare - Vol. 3
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fonti primarie del dramma) sarebbe affondata sotto il peso della complessità
sociale e ideologica che Shakespeare vi riversa. Si è detto anche che All’s
W e l l sia un tardo romance mancato. Alexander Leggatt ha posto
succintamente il problema in uno dei saggi più acuti sulla tragicommedia, il
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cui sottotitolo è La verifica del romance: verificare il genere del romance è
forse proprio quello che il dramma fa, finendo con l’evidenziarne le carenze. Il
nudo intreccio, rassicurante quant’altri mai circa il trionfo del Merito, rovina
quando l’Eroe rifiuta di stare al suo gioco e lascia il Merito (compresi forse
l’Onore e l’Onestà, altre parole chiave del dramma) nelle peste. Ma anche
l’Eroina fa il suo rifiuto: il Merito non è solo non riconosciuto, ma deve
addirittura calcolare e lottare e, immeritoriamente, barare per vincere. Per
non parlare dell’alternativa a questa sordida sorte del bene: i luoghi dei
“trionfi romantici”, che sono il campo di battaglia di una guerra fasulla e un
letto per appuntamento.
Quanto poi alle perplessità della critica circa il fatto che il dramma riesca a
raggiungere una tipicità linguistica, esse sono riconducibili al fatto che si
chiederebbe a All’s Well di essere quello che non è, e cioè un dramma
poetico. E, tuttavia, All’s Well è imperniato sul linguaggio. Dove il dramma è
più impegnato a tematizzare il linguaggio è nell’insistenza, tramite Parolles,
del dissidio fra una parola che langue e un linguaggio compiaciuto di sé.
Come si confà al nome che porta, Parolles sarà disfatto dalle parole, nel caso
del linguaggio fasullo escogitato dai nobili francesi. Parolles è un novello
Proteo, in un mondo in cui le parole sono diventate merce di scambio e la
realtà vera, come si vede da come il re tratta Bertram, è la forza. Parolles e
Elena sfruttano entrambi il linguaggio per raggiungere quello che vogliono,
ambedue irrispettosi degli ordini tradizionali il cui stile pur tuttavia essi
ripetutamente adottano.
L’esperimento linguistico shakespeariano è particolarmente evidente nel caso
delle riprese del titolo del dramma, delle sue variazioni: dopo il bed-trick,
Elena ripete il proverbio osservando: «fine è coronamento. / Comunque si
proceda, si plaude al fine» (IV, iv, 35-36). Il re conclude il dramma e ripete
nell’epilogo rispettivamente che «tutto sembra bene» e che «Tutto finisce
bene», «se» il pubblico è contento. Per Elena lo slogan è espressione della
sua riconciliazione con la necessità di rompere le uova per fare la frittata,
come si dice volgarmente. Si è ricordati per il risultato, non per i mezzi: un
modo pragmatico di darsi pace per quanto non si può, o non si vuole,
considerare eticamente. La formulazione del re, d’altro canto, è sul
condizionale in ambedue i casi: s e il peggio è passato, quello che verrà (il