Page 642 - Shakespeare - Vol. 3
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«dolce» che sembra anch’esso dipendere dal s e del re) è più benvenuto:
un’idea abbastanza fiacca per l’ultimo distico del dramma. Nell’Epilogo, lo
slogan è usato più appropriatamente: la commedia è finita, il re è tornato a
essere un mendicante, alla pari di tutti gli altri personaggi sulla scena. Ma il
confronto fatalmente impari degli attori con la realtà e l’esito della favola
illusoria che essi hanno presentato saranno finiti bene se il pubblico li
applaudirà.
All’s Well drammatizza un folk-tale particolarmente stravagante, anche se con
molti rimandi alla classicità, ma lo cala − anche se dirlo può sembrare fin
troppo ovvio − in una ancora più straordinaria adesione alla quotidianità di
un regno afflitto da crepe entropiche che è difficile capire: la sua particolare
vulnerabilità e l’accettazione di questa legge senza precedenti sono i segni
più certi della nuova poetica shakespeariana.
Testo, data e fonti
La presente versione è stata condotta sul testo di All’s Well that Ends Well
proposto da B. Everett per il New Penguin Shakespeare (London, 1970),
fondato sull’in-folio del 1623, dove il dramma apparve per la prima volta,
postumo.
L’esatta natura del manoscritto shakespeariano, tutt’altro che soddisfacente,
è difficile da determinare. Si sono fatte varie ipotesi a riguardo: da quella
secondo cui il testo fu composto dal libro di scena del Globe, a quella secondo
cui la copia usata per la stampa fu la “brutta copia” dell’autore, nella sua
forma più regolarizzata per uso teatrale.
La data del dramma è tuttora molto dibattuta. L’ipotesi più probabile,
avvalorata da rimandi strutturali e tematici ad altri drammi coevi, è che essa
cada fra il 1600-01 e il 1605, e, con buona approssimazione, fra il 1603 e il
1604. La fonte del dramma è la nona novella della terza giornata del
Decameron di Boccaccio. La novella venne tradotta in inglese da William
Painter nel suo Palace of Pleasure (1566, 1569, 1575).
I cambiamenti che Shakespeare apportò alla sua fonte sono considerevoli. Il
personaggio di Elena è notevolmente più articolato e dilemmatico di quello
della Giletta di Narbona del Boccaccio. Shakespeare, inoltre, complica e
approfondisce la sua fonte, in cui si ha semplicemente la situazione folklorica
della moglie che effettua un compito impossibile. In Shakespeare si trova,
oltre a una durata temporale molto più compressa, lo sviluppo del tema della
maturazione di Bertram: nel suo caso ci si trova di fronte a un delicato scavo