Page 636 - Shakespeare - Vol. 3
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PREFAZIONE
Qualunque sia, o sia stata, la sua reputazione come opera di letteratura
poetica, All’s Well That Ends Well ha uno straordinario fascino teatrale, forse
perché risponde così bene alla fondamentale responsabilità generica della
commedia, risolvendo la morte dei padri in un’enfasi oscena sulla sessualità e
l’amore della gioventù e manipolando elementi d’intreccio mitici che sono
subconsciamente familiari a ogni pubblico del mondo occidentale. Il dramma
dirotta ingegnosamente la nostra attenzione dalla morte e dalla sepoltura
alla “piccola morte” dell’orgasmo sessuale, dall’invecchiamento, dalla
malattia e dalla distruttività della guerra al matrimonio e al piacere di una
nuova vita. E veniamo subito a due pregiudizi di lettura che possono aver
inquinato, in modo tuttavia non irreparabile, la sostanza del dramma: 1) la
lettura in chiave shaviana (Shaw come indiretto proponente della qualifica di
problem play, tanto spesso attribuita anche a questo dramma); 2) la lettura
in chiave eliotiana (Eliot come inventore della «tenebra visibile» della Waste
Land). Nel primo caso, il dramma sarebbe ligio al codice dei problem plays,
un termine che si sta rivelando a tutt’oggi adatto per descrivere la struttura,
anche quella più “dialettica”, dei drammi shakespeariani anche se va detto
contro Shaw che un dramma come All’s Well è piuttosto un esempio tipico
dell’arte comica rinascimentale, che si propone di unire l’elemento fisico e
quello spirituale dell’esistenza umana in un’unica struttura immaginativa. Nel
secondo caso, il dramma avrebbe tutto quello che serve per farne un modello
di antropologia premodernista, col suo scenario completo di un impotente
Fisher King e di una speranza cripto-religiosa di rinnovamento tramite la
fertilità della nuova generazione − la già-vergine Elena e il lui-che-si-
riformerà Bertram. A questa seconda modalità di lettura si può rispondere
che, benché Shakespeare qui cerchi ovviamente di differenziare due gruppi
generazionali e di articolarne i contrasti, il regno di Francia e il suo re malato
non sono affatto descritti come l’emblema di una società (o cultura)
moribonda; sono anzi il motore sempre presente di una forma di potere (e di
una classe al potere) che emana una grande sicurezza patriarcale.
L’impulso critico primario a etichettare All’s Well come opera di morte e di
commiato, tuttavia, è ideologico, risponde cioè all’individuazione della
rigenerazione come tema centrale del dramma: la cura miracolosa con cui la
casta Elena guarisce il re adombra la sua “resurrezione” e la rigenerazione di