Page 50 - Shakespeare - Vol. 3
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più a romperla che ad osservarla.
               Questa bisboccia ottusa ci squalifica
               a est, a ovest, nelle altre nazioni −
               ci chiamano beoni, e ci insozzano il nome

               con allusioni ai porci. E ciò davvero
               toglie alle nostre imprese più superbe
               il midollo e l’essenza della stima.
               E lo stesso succede agli individui: spesso

               per qualche brutto neo nella loro natura,
               qualche tara per cui non hanno colpa −
               perché nessuno sceglie la sua origine −
               o per il traboccare d’un umore

               che abbatte cinte e torri alla ragione,
               o qualche assuefazione che corrode
               troppo il decoro − succede che questi uomini,
               dico, marchiati da un solo difetto,

               livrea della natura e stella della sorte,
               anche se hanno virtù pure come la grazia
               e infinite nei limiti dell’uomo,
               s’impestano nel biasimo di tutti

               per quel solo difetto. Una goccia di male
               spesso annerisce tutto ciò che è nobile
               e ne fa un’onta.


                                                    Entra il fantasma.



              ORAZIO
                               Guardate, monsignore, arriva!



              AMLETO
               Angeli e ministri di grazia difendeteci!

               Che tu sia uno spirito del bene o un lémure,
               porti brezze dal cielo o raffiche dall’inferno,
               venga a farci del male o a darci aiuto,

               tu vieni in tale forma da strappare domande
               che ti parlerò. Ti chiamerò Amleto,
               re, padre, nobile Danese. Rispondimi!
               Non farmi schiattare nell’ignoranza, dimmi
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