Page 497 - Shakespeare - Vol. 3
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cionondimeno si lanciò all’abbordaggio della mia nave ammiraglia tanto che
          l’invidia stessa e la voce dei vinti furono costrette a cantar lodi al suo valore.
          Che accade?



              PRIMA GUARDIA
          Orsino,  costui  è  quell’Antonio  che  catturò  la  Fenice  con  tutto  il  carico
          proveniente da Candia. È quello stesso Antonio che abbordò la Tigre quando

          vostro  nipote,  Tito,  perse  una  gamba.  L’abbiamo  arrestato  qui,  per  strada,
          dove, incurante della sua triste fama e del pericolo che avrebbe corso, s’era
          cacciato in una rissa.



              VIOLA
          È intervenuto solo per difendermi, signore, dando mano alla spada. Dopo di

          che mi ha fatto un discorso così strano, talmente incomprensibile, da indurmi
          a credere alla sua follia.



              DUCA
          Pirata esimio! Predone dei mari! Quale folle audacia ti ha ridotto alla mercé
          di coloro che ti sei reso nemici in circostanze così sanguinose e arrischiate?



              ANTONIO
          Orsino,  nobile  signore,  concedetemi  di  negare  gli  epiteti  che  mi  avete

          affibbiato. Antonio non è mai stato né un predone né un pirata anche se, lo
          confesso,  è  stato  nemico  di  Orsino,  ma  per  una  causa  giusta.  È  stato  un
          sortilegio a condurmi fin qui. Si deve a me se quel giovane ingrato che sta al
          vostro  fianco  è  scampato  alle  acque  procellose  e  schiumanti  del  mare  in

          burrasca. Ormai era ridotto a un relitto di naufrago, senza speranza alcuna. Io
          gli  ho  ridato  la  vita  e  a  questa  ho  aggiunto  un  affetto  incondizionato,  una
          dedizione totale. Per lui, e solo per amor suo, mi sono esposto ai rischi di
          questa città ostile. Vedendolo assalito, l’ho difeso con la spada in pugno ma,

          quando  sono  stato  tratto  in  arresto,  questo  sleale  simulatore,  non  volendo
          farsi trascinare in una situazione pericolosa, è stato indotto a disconoscere la
          nostra amicizia. Così, in un batter di ciglia, s’è trasformato in un estraneo che
          non  mi  vedeva  da  almeno  vent’anni.  S’è  perfino  rifiutato  di  restituirmi  il

          danaro che avevo messo a sua disposizione neppure mezz’ora prima.



              VIOLA
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