Page 36 - Shakespeare - Vol. 3
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l’annuncerà alle nuvole, e il cielo
rimbomberà del giubilo danese
ripetendo il tuonare della terra. Andiamo.
Fanfara. Escono tutti tranne Amleto.
AMLETO
Ah se questa carne troppo troppo sordida 13
si potesse sciogliere e risolvere in rugiada,
ah se l’Eterno non avesse fissata
la sua condanna del suicidio. O Dio! Dio!
Come mi sembrano pesanti, vecchie, noiose
e inutili tutte le occasioni del mondo!
Che nausea, ah che nausea. È un giardino abbandonato
che va in seme: vi regna solo una natura
fetida e volgare. Che si dovesse
arrivare a questo!
Morto appena da due mesi − no, non da tanto, non due −
un re così eccellente, un Iperione
di fronte a questo satiro, così innamorato di mia madre
che non avrebbe permesso ai venti del cielo
di toccarle il volto troppo rudi. Cielo e terra,
debbo ricordarlo? Pendeva da lui
come se l’appetito s’alimentasse di ciò
che lo saziava; eppure, nel giro d’un mese −
non devo pensarci − fragilità, il tuo nome
è femmina − appena un mese
o prima che invecchiassero le scarpe
con cui seguiva il corpo del mio povero padre
tutta in lacrime come Niobe − lei, lei stessa −
o Dio, una bestia priva di raziocinio
terrebbe il lutto più a lungo − sposata a mio zio
fratello di mio padre ma simile a mio padre
come io a Ercole. Nel giro d’un mese
prima ancora che il sale di lacrime disoneste
avesse smesso di bruciarle gli occhi
trovò marito. Ah fretta ignobile, correre
con tanta impazienza a lenzuola incestuose!
Non è bene e non può venirne bene.