Page 34 - Shakespeare - Vol. 3
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REGINA
Mio buon Amleto, togliti quel colore notturno
e guarda il re danese con occhio amico.
Non cercare per sempre a ciglia basse
il tuo nobile padre nella polvere.
Lo sai, è comune a tutti: chi vive deve morire,
la natura è un passaggio verso l’eternità.
AMLETO
Sì, signora, è comune. 11
REGINA
Ma se lo è
perché ti sembra una cosa che succede a te solo?
AMLETO
Sembra, signora? No, è. Non c’è nessun «sembra». 12
Non sarà questo manto d’inchiostro, madre,
né il nero solenne imposto ai miei vestiti,
né il sospirare a raffica o buriana,
no, e nemmeno un gran fiume negli occhi,
o l’aspetto depresso della facciata
e in più tutte le forme e i modi del dolore
a mostrarmi nella mia verità. Queste cose
davvero sembrano, perché un uomo può fingerle.
Ma io dentro ho qualcosa che non si può mostrare,
e questi, del dolore, sono gli orpelli, le gabbane.
RE
Amleto, è dolce e lodevole nella tua natura
che tu dia a tuo padre questo tributo di lutto.
Ma, non scordarlo, tuo padre perdette un padre,
e quel padre perduto, il suo − e l’orfano è tenuto
in obbligo filiale, per un tempo,
a dare un omaggio di tristezza. Ma perseverare
in un cordoglio ostinato è condursi
con testardaggine empia, non è dolore da uomo,
mostra una volontà assai indocile al cielo,