Page 32 - Shakespeare - Vol. 3
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Vi ringraziamo, per tutto.
E ora dobbiamo informarvi che il giovane Fortebraccio
il quale ci stima ben poco o ritiene
che per la morte del nostro caro fratello
lo stato sia scardinato e sconvolto
e aggancia a queste idee un sogno di dominio,
non ci risparmia il tedio d’un messaggio
che comporta la resa dei territori
ceduti dal padre con tutti i crismi della legge
al nostro prode fratello. Ma di lui basti.
Veniamo a noi, e al presente consiglio.
Eccone motivo: qui abbiamo scritto
al re di Norvegia, zio del giovane Fortebraccio,
che invalido e obbligato a letto conosce
ben poco dei progetti di suo nipote,
chiedendo che impedisca ogni altro passo,
dacché quelle leve, quelle truppe,
quei suoi effettivi sono tratti tutti
da mezzo ai suoi sudditi; e ora inviamo
voi, mio buon Cornelio, e voi Voltemand
con questo mio messaggio amichevole
al vecchio re − ma senza autorizzarvi
a trattar di persona con lui al di là
dei limiti qui ben circostanziati. Addio,
e la rapidità provi lo zelo.
CORNELIO E VOLTEMAND
Ve ne daremo prova, in questo e in tutto.
RE
Non ne dubitiamo. Il nostro cordiale addio.
Escono Voltemand e Cornelio.
E ora, Laerte, cosa c’è di nuovo?
Ci parlavi d’una richiesta: qual è, Laerte?
Non parlerai con senno al re danese
sprecando il fiato. Cosa vorresti, Laerte,
che non sia tua richiesta ma mia offerta?