Page 180 - Shakespeare - Vol. 3
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AMLETO
Così avvolto com’ero dalle furfanterie,
già prima di pensare al prologo, il cervello
incominciò la recita − sedetti,
pensai un’altra lettera, la scrissi in bella mano −
pensare che una volta credevo,
come i nostri statisti, che la calligrafia
fosse arte da scrivani, e m’affannavo a dimenticarla,
ma ora, caro mio, m’ha fatto un buon servizio.
Vuoi sapere in due parole ciò che scrissi?
ORAZIO
Certo, monsignore.
AMLETO
Una pressante ingiunzione dal re,
perché l’inglese è suo fedele tributario,
perché l’amore tra loro cresca come una palma,
perché la pace porti il suo serto di grano
e stia tra loro due come una virgola,
e molti altri «perché» di uguale soma,
a che, letti e recetti codesti contenuti,
senza altro indugio, senza più né meno,
desse ai latori morte immediata,
senza dargli tempo di confessarsi.
ORAZIO
E come avete fatto a sigillarla?
AMLETO
Be’, anche a questo provvide il cielo.
Avevo nella borsa il sigillo di mio padre,
che è l’originale di quello usato dal Danese.
Ripiegai il foglio proprio come l’altro,
lo firmai, gli impressi il sigillo,
rimisi tutto al suo posto,
e nessuno s’accorse del bambino scambiato.
Il giorno dopo ci fu quella battaglia in mare,