Page 179 - Shakespeare - Vol. 3
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AMLETO

               Bene, avevo nel cuore come una lotta
               che non mi lasciava dormire. Mi pareva
               di star peggio d’un ammutinato in ceppi. D’impulso −

               e sia lodato l’impulso, perché, diciamolo,
               l’irruenza talvolta serve, quando i calcoli profondi
               vacillano, e ciò dovrebbe insegnarci
               che una divinità dà forma ai nostri piani             58
               comunque noi li abbozziamo.



              ORAZIO

                               Questo è più che sicuro.


              AMLETO

               Uscito di cabina,
               la giubba arrotolata sulle spalle, nel buio
               li cercai a tastoni, li trovai,

               frugai nel plico, ritornai in cabina,
               e, i sospetti vincendo l’etichetta, mi feci tanto ardito
               da rompere i sigilli del mandato. E vi trovai, Orazio
               − cane rognoso d’un re! − un ordine preciso,
               infarcito di molte ragioni d’ogni sorta

               circa la sicurezza del re di qua, e di quello di là,
               tu non immagini con quale mio ritratto
               di lupo mannaro e diavolo, che a lettura finita,

               subito, senza indugio, no,
               neanche per rifare il filo alla mannaia,
               mi si tagliasse la testa.



              ORAZIO
                               Ma è possibile?



              AMLETO
               Ecco qui la lettera, leggila con comodo.
               Ma vuoi sentire che cosa ho fatto dopo?



              ORAZIO

               Sì, ve ne prego.
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