Page 1675 - Shakespeare - Vol. 3
P. 1675
No, piuttosto rinuncio ad ogni tetto
e scelgo di affrontare l’inimicizia dell’aria,
di essere compagno del lupo e del gufo −
duro morso della necessità.
Tornare da lei? Tanto varrebbe
inginocchiarmi davanti al trono del Francia
dal sangue caldo, che prese senza dote
la nostra figlia più giovane, e come uno scudiero
chiedere a lui una pensione per sostentare
una vita meschina. Tornare da lei!
Persuadimi piuttosto a fare da schiavo
e da bestia a questo detestabile lacchè.
(Indica Oswald.)
GONERIL
A vostra scelta, signore.
LEAR
Ti prego, figlia, non farmi impazzire.
Non ti disturberò, figlia mia. Addio.
Non ci incontreremo più, non ci vedremo.
Eppure sei mia carne, mio sangue, mia figlia.
O piuttosto una malattia che ho nella carne
e che debbo per forza chiamare mia.
Tu sei un bubbone, una piaga, o una pustola
rigonfia nel mio sangue corrotto. Ma io
non ti rimprovero. Venga la vergogna quando vuole,
io non la chiamo. Non chiedo al dio
del fulmine di scagliarlo, né racconto di te
all’alto giudice Giove. Emèndati
quando puoi, migliora a tuo piacere.
Io posso essere paziente, posso stare
con Regan, io e i miei cento cavalieri.
REGAN
Non proprio, signore. Non vi aspettavo ancora
né sono pronta a un’accoglienza degna.
Ascoltate mia sorella, signore: chi osservi