Page 1637 - Shakespeare - Vol. 3
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Entra Goneril.
LEAR
Ebbene, figlia? Perché quella fronte aggrottata? 24 Ultimamente sei troppo
spesso di questo umore.
MATTO
Tu eri un bel tipo quando non avevi nessun bisogno di preoccuparti per i suoi
aggrottamenti. Ora sei uno zero senza cifre davanti. Sono meglio io di te, ora;
io sono un Matto: tu non sei niente. (A Goneril.) Sì, sì, terrò la lingua a posto.
Me lo comanda la tua faccia, anche se tu non dici niente.
Uhm, uhm,
chi non ha più una briciola o una crosta,
stanco di tutto, ne vorrebbe un po’.
Quello è un baccello svuotato.
(Indicando Lear.)
GONERIL
Non solo, signore, questo vostro Matto
patentato, ma altri del vostro seguito insolente
ogni ora si lagnano e litigano, provocando
tumulti pestiferi che non si possono tollerare.
Signore, rendendovi noto tutto questo
pensavo d’aver trovato un rimedio sicuro;
ma ora, da quanto voi stesso ultimamente
avete detto e fatto, comincio a temere
che voi proteggiate questo andazzo, incoraggiandolo
col vostro consenso. Se così fosse, la colpa
non sfuggirebbe alla censura, né la punizione
dormirebbe. La quale per la salvezza dello stato
potrebbe arrecarvi qualche offesa
che sarebbe vergognosa se a sancirne la correttezza
non fosse la necessità.
MATTO
Perché lo sai, Zietto,
il passero nutrì il cuculo così a lungo
che i suoi 25 piccoli gli mangiarono la testa.