Page 1624 - Shakespeare - Vol. 3
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alle nostre tombe. Scova questa canaglia, Edmund! Non ci perderai niente.
Fallo con prudenza. E il nobile e fedele Kent bandito! Il suo delitto? L’onestà.
È strano.
Esce.
EDMUND
Ecco la mirabile stupidità del mondo: quando le nostre fortune decadono −
spesso per gli eccessi del nostro stesso comportamento − rendiamo colpevoli
dei nostri disastri il sole, la luna e le stelle, come se fossimo delinquenti per
necessità, sciocchi per coercizione celeste, furfanti, ladri e traditori per il
movimento delle sfere, ubriaconi, bugiardi e adulteri per obbedienza forzata
all’influsso dei pianeti − e tutto il male che facciamo è dovuto all’imperativo
divino. Magnifica trovata dell’uomo puttaniere, quella di mettere i suoi istinti
da caprone a carico d’una stella. Mio padre si accoppiò con mia madre sotto
la coda del Drago e la mia natività ebbe luogo sotto la Ursa major: ne
consegue che io sono sensuale e lascivo. Cristo! 15 Sarei stato quello che
sono anche se a far l’occhiolino alla mia bastardaggine fosse stata la stella
più virginale del firmamento. Edgar −
Entra Edgar.
eccolo che viene, puntuale come la catastrofe nella commedia antica. Il mio
ruolo è quello del furfante malinconico, con un sospiro da manicomio alla
Tom di Bedlam. 16 − Oh! queste eclissi annunciano discordanze. Fa, sol, la,
mi.
EDGAR
Ehi, fratello Edmund! In quale profonda contemplazione sei immerso?
EDMUND
Sto pensando, fratello, a una predizione che ho letto l’altro giorno su ciò che
dovrebbe seguire a queste eclissi.
EDGAR
Ti occupi di queste cose?
EDMUND