Page 1232 - Shakespeare - Vol. 3
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(come per Otello), l’amore è sesso e lussuria, le voglie più basse determinano
le nostre azioni. E non è solo, o non tanto, che Iago sia motivato da un
diabolico, machiavellico «power of blackness». È un’opposizione di carattere e
di visione, che nel rapporto con Otello diventa costitutiva degli sviluppi stessi
della tragedia tramite un uso particolare e diverso del linguaggio. E infatti
anche il linguaggio di Otello è gradualmente infettato e compromesso,
corrotto, da quello di Iago: la sua rovina si attua nel momento in cui egli
assorbe e adotta il linguaggio di Iago, alle proprie belle parole sostituisce
immagini di lussuria e bestiale cupidigia che sono quelle di Iago, e riduce le
sue volute retoriche a spezzoni di discorso sconclusionato.
La volgarità della mente, della voce e del linguaggio di Iago contamina la
nobiltà di pensiero, l’esaltazione amorosa, il linguaggio poetico di Otello. E
questo avviene per le abilità linguistiche ed espressive di Iago, per i
procedimenti di comunicazione, persuasivi e retorici, che egli adotta − non
solo da «artista» (come sostenevano i romantici) o da regista-attore (come
sostengono vari critici moderni), ma da maestro del linguaggio e della
comunicazione artefatta, manipolata, falsata. Iago è un manipolatore di
linguaggio, prima che di sentimenti, o di sentimenti tramite il linguaggio; è un
persuasore occulto perché domina le forme e i modi della comunicazione. La
tragedia nasce, oltre che da coincidenze fortuite, che sono la mano del
destino, essenzialmente da una comunicazione mancata o sfalsata fra i
personaggi. La vera comunicazione è elusa, resa impossibile, degradata, nel
dramma: tutto ciò che avviene sembra «a pageant / To keep us in false
gaze» (I, iii, 18-19). Ma questa mancanza di comunicazione Iago la controlla,
la domina, la sfrutta e l’indirizza per i propri fini perversi, instaurando una
sorta di «mock-communication», di parodia della comunicazione, che è il suo
massimo, perverso trionfo su Otello e gli altri. Iago corrompe la tranquillità, il
cuore e la mente di Otello, ma soprattutto il suo linguaggio, la sua voce e la
sua musica, attraverso una sorta di procedimento retorico dell’inversione che
nega l’evidenza e crea (falsa) evidenza. Il procedimento di Iago è segnato
dall’ipotesi, dalla litote (che, si è visto, afferma tramite la negazione del
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contrario), e dalla ipotiposi − ossia dalla proiezione e visualizzazione
puramente mentale, immaginaria, fantasmatica, di ciò che non è e viene
fatto apparire reale. Iago procede per ipotetiche dell’irrealtà (il celebre
«Nothing, my lord, or if», III, iii, 37) che riesce a far apparire plausibili; nega
costantemente a Otello ciò che questi si vuol far dire, e il modo in cui lo nega
ottiene di farlo apparire sempre più vero; non avendo nulla su cui costruire le
sue accuse, riempie questo «airy nothing» di visualizzazioni, proiezioni,