Page 930 - Shakespeare - Vol. 2
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a vostra grazia rivolgo principalmente
la sostanza del mio discorso. Se la ribellione
venisse nel suo vero aspetto, con turbe abbiette e vili,
condotta da giovani sanguinari, difesa con rabbia,
e fomentata da monelli e mendicanti,
dico, se la rivolta dannata così apparisse,
nella sua forma vera, più propria e originale,
voi, reverendo padre, e questi nobili signori,
non sareste qui, a ornare la forma laida
dell’insurrezione vile e sanguinaria
con i vostri onori intatti. Voi, Lord Arcivescovo,
il cui seggio posa sulla pace civile,
la cui barba è inargentata dalla mano della pace,
la cui dottrina e belle lettere ha educato la pace,
i cui bianchi paramenti rappresentano l’innocenza,
la colomba e lo stesso spirito benedetto della pace,
perché traducete voi stesso così malamente
dalla loquela tanto armoniosa della pace
nell’idioma stonato e violento della guerra,
mutando i vostri libri in tombe, l’inchiostro in sangue,
le penne in lance e la vostra divina lingua
in una tromba rumorosa e in un segnale di guerra?
ARCIVESCOVO
Perché faccio così? Questa la vostra domanda.
La ragione in breve: siamo tutti malati,
[e con le ore spese nell’ingordigia e nei piaceri
ci siamo procurati una febbre bruciante,
per cui dobbiamo cavarci sangue. Di questo male
il nostro defunto re Riccardo, contagiato, morì.
Ma, nobilissimo Lord di Westmoreland,
io non mi assumo qui ruolo di medico
e nemmeno quale nemico della pace
marcio nelle schiere degli uomini d’armi,
ma indosso brevemente l’aspetto pauroso della guerra,
per imporre una dieta alle menti gonfie e sazie d’agio
e rimuovere gli ostacoli che cominciano a bloccare
le vene stesse della nostra vita. Parlerò più chiaro.