Page 925 - Shakespeare - Vol. 2
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non ne voglio sapere.
SHALLOW
Sir John, Sir John, non fate torto a voi stesso. Sono gli uomini più in gamba, e
vorrei che prendeste i migliori.
FALSTAFF
Volete insegnare a me, messer Shallow, a scegliere un uomo? Che m’importa
del braccio, dei muscoli, della statura e della corporatura robusta di un uomo!
Datemi lo spirito, messer Shallow. Prendiamo Porro. Vedete che aspetto
sbrindellato che ha. Questo vi caricherà e scaricherà il moschetto con la
rapidità dei colpi di martello di un lavoratore di peltro, lo solleverà e
abbasserà più svelto di quello che appende al bastone i secchi del birraio. E
quest’altro tipo smunto, Ombra. Ecco uno che mi piace. Non presenta
bersaglio al nemico: l’avversario può mirare altrettanto facilmente al filo d’un
temperino. Quanto poi alla ritirata, con che velocità correrà questo Fiacco che
è sarto da donna! Oh, datemi uomini sparuti, e risparmiatemi i dotati.
Bardolph, mettimi un moschetto in mano a Porro.
BARDOLPH
Tieni, Porro, prendi la mira. Così, così, così.
FALSTAFF
Orsù, maneggiami il tuo moschetto. Così. Benissimo. Ancora. Benissimo,
eccellente. Oh, datemi sempre un tiratore piccolo, magrolino, vecchio,
rinsecchito, pelato. Ben fatto davvero, Porro. Sei una buona crosta di rogna.
Aspetta, eccoti sei soldi.
SHALLOW
Non è padrone del mestiere, non fa bene. Ricordo che al campo di Mile End,
quando stavo al Clement’s Inn − a quei tempi facevo la parte di Sir Dagonet
nello spettacolo di re Artù 199 − c’era un tipetto sottile, che maneggiava il suo
pezzo così, e correva indietro e correva avanti, e si faceva sotto e si rifaceva
sotto. “Ra-ta-ta”, faceva, “Bum”, faceva, e di nuovo se ne scappava, e di
nuovo rieccolo lì. Uno così non lo vedrò più.
FALSTAFF