Page 86 - Shakespeare - Vol. 2
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ARTHUR

               Un principe che non potrebbe essere più piccolo
               se si pensa alla grandezza del titolo che gli toccherebbe.
               Sei triste.



              HUBERT
               In effetti, sono stato più allegro altre volte.



              ARTHUR

               Dio abbia pietà di me! Credo che nessuno
               dovrebbe essere triste all’infuori di me:
               pure, ricordo, quand’ero in Francia,
               c’erano dei giovani gentiluomini che usavano
               aver l’aria triste come la notte, per essere alla moda.

               Giuro sul mio battesimo che, fossi fuori di prigione,
               anche solo per fare il pastore, sarei allegro
               per tutta la giornata quant’è lunga!

               e sarei felice anche qui, non avessi paura
               che mio zio abbia in serbo per me
               progetti ancora peggiori.
               Lui ha paura di me ed io di lui:
               che colpa ho se sono figlio di Geoffrey?

               No, non è certo colpa mia; volesse il cielo
               che fossi tuo figlio, Hubert, purché tu mi amassi.



              HUBERT
          [A parte.]
               Se gli parlo, con le sue chiacchiere innocenti

               desterebbe la mia pietà, che è morta:
               devo essere veloce e deciso.



              ARTHUR
               Ti senti male, Hubert? sei così pallido, oggi.
               A dirti la verità, mi piacerebbe vederti un poco malato,
               potrei passare la notte a vegliare su di te:

               dichiaro   135  di volerti più bene di quanto tu me ne vuoi.



              HUBERT
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