Page 839 - Shakespeare - Vol. 2
P. 839
come accenna Humphreys, da J.D. Wilson nella sua importante edizione
Cambridge e nel volume The Fortunes of Falstaff (Cambridge 1943), e da
E.M.W. Tillyard in Shakespeare’s History Plays (London 1944, rist. New York,
Barnes and Noble, 1964). La posizione di John Upton è stata invece sostenuta
con moderazione e modificata da H. Jenkins, The Structural Problem in
Shakespeare’s «Henry IV» (London, Methuen, 1956), che ipotizza un
ripensamento del drammaturgo durante la stesura della Parte I, e da M.A.
Shaaber, The Unity of «Henry IV» (Joseph Quincy Adams Memorial Studies,
Washington, D.C., 1948), che contesta Tillyard e Wilson punto per punto,
nota che la Parte II è nella struttura delle scene una «copia carbone» della
Parte I, e sostiene acutamente che la presunta unità dei due drammi, lungi
dal renderli più validi (come vorrebbero i suoi sostenitori), è irrilevante
rispetto al loro valore poetico: «Non abbiamo bisogno di imporre uno schema
logico a tenuta stagna sui drammi di Shakespeare per giustificarli
artisticamente; ci avviciniamo molto di più al nucleo luminoso del loro
interesse per altre strade».
Che i drammi di Shakespeare siano ricchi di incongruenze strutturali e
narrative è stato spesso segnalato, come anche l’uso consapevole da parte
del drammaturgo di queste zone d’ombra della percezione dello spettatore.
Anche chi assistesse a una rappresentazione consecutiva di Henry IV e Henry
V difficilmente si accorgerebbe che nella Parte I l’ostessa Quickly è sposata al
locandiere, nella II vedova, e nell’Enrico V sposata proprio a quel Pistol che
nella Parte II le risulta insopportabile. Ciò di cui lo spettatore non si accorge è
come se non fosse, e al drammaturgo serviva di più una Quickly dallo stato
anagrafico diverso nei tre lavori che una congruenza astratta. Su questo
aspetto dei testi si veda K. Smidt, Unconformities in Shakespeare’s History
Plays (London, Macmillan, 1982), il quale scorge nelle smagliature tracce di
diverse stesure (ad esempio nei due discorsi del Re sul Principe all’inizio di IV,
iv, il primo positivo, il secondo addirittura sconvolto).
Ricordiamo altri studi sulle Histories: L.B. Campbell, Shakespeare’s Histories,
San Marino, Ca., Huntington Library, 1947; D. Traversi, Shakespeare from
«Richard II» to «Henry V», Stanford, Ca., 1957; M.M. Reese, The Cease of
Majesty, New York, St. Martin’s Press, 1961; S.C. Sen Gupta, Shakespeare’s
Historical Plays, London, Oxford Univ. Press, 1964; H.A. Kelly, Divine
Providence in the England of Shakespeare’s Histories, Cambridge, Ma.,
Harvard Univ. Press, 1970; R. Ornstein, A Kingdom for a Stage, ivi, 1972; M.E.
Prior, The Drama of Power, Evanston, Northwestern Univ. Press, 1973; J.L.
Calderwood, Metadrama in Shakespeare’s Henriad, Berkeley, Univ. of