Page 823 - Shakespeare - Vol. 2
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gli succederà (condurre guerre all’estero, meglio se crociate, per evitare che i
          connazionali investighino troppo da presso il diritto del Re alla corona), Enrico
          IV dice testualmente: «And now my death / Changes the mode» (IV, v, 198-
          199)  −  la  mia  morte  cambia  lo  stato  d’animo  (della  gente),  e  cambia  la

          tonalità,  il  “modo”  in  senso  musicale  (questo  il  gioco  sulla  parola mood).
          Frase che potrebbe valere da commento alla Parte II e da chiarificazione della
          sua relazione complessa con la Parte I. La morte cambia il tono. La Parte I
          viene per così dire riscritta o trascritta in una chiave diversa.

          Con  ciò  non  si  vuole  escludere  la  possibilità  di  considerare  la Parte II
          semplicemente  alla  stregua  di  una  continuazione.  Nella  pratica  teatrale
          novecentesca si tende anzi a riprenderla insieme alla Parte I, raramente da
          sola (e al botteghino si staccano sempre più biglietti per la più movimentata

          Parte I). Samuel Johnson affermò autorevolmente che il dramma era diviso in
          due  solo  perché  «troppo  lungo  per  essere  uno  solo»  e  che  solamente  una
          critica  in  vena  di  sottigliezze  vane  avrebbe  considerato  le  sue  sezioni  due
          opere  separate.  Ma  nel  Novecento  prevalgono  coloro  che  sottolineano  la

          diversità  di  ispirazione  e  la  discontinuità  fra  le  due  parti,  il  cui  rapporto
          prefigura quello di un rifacimento di un film fortunato, o di una serie di opere
          dedicate  a  un  personaggio  popolare,  Sherlock  Holmes  o  Sandokan.  Nella
          Parte I il principe Hal deve scegliere fra il mito dell’onore rappresentato da

          Hotspur  e  la  sua  demistificazione  rappresentata  da  Falstaff  e  la  ragion  di
          stato  incarnata  dal  padre:  si  rappacifica  col  padre  e  si  rivela  valoroso  e
          cavalleresco nel momento decisivo, sul campo, senza curarsi troppo del mito.
          La Parte II si apre con notizie della battaglia di Shrewsbury, ma del valore ivi

          dimostrato da Hal e della riconciliazione col padre sembra non essere traccia,
          sicché  è  necessaria  una  nuova  rappacificazione  e  una  nuova  dimostrazione
          del  vero  carattere  del  Principe,  questa  volta  non  sul  piano  del  valore
          cavalleresco  (notano  i  critici)  ma  su  quello  della  giustizia.  Donde

          l’introduzione  del  nuovo  personaggio  del  Primo  Giudice  e  i  riferimenti
          all’episodio  dello  schiaffo  datogli  dal  Principe  e  della  sua  conseguente
          detenzione (I,  ii; V, ii), episodio ignorato nella Parte I. Se ne deduce che la
          Parte II è insieme continuazione della I, ripetizione della stessa, e unità a sé

          stante. Certi eventi sono irrevocabili (la morte di Hotspur in I, di Enrico IV in
          II),  altri  no:  nell’Epilogo  Shakespeare  si  lasciava  mano  libera  per  quanto
          riguardava  il  favorito  del  pubblico,  Falstaff;  la  storia  del  suo  rapporto  col
          Principe,  ora  Re,  l’avrebbe  potuta  raccontare  una  terza  volta.  Ma  forse  i

          personaggi  hanno  effettivamente  una  loro  vita,  e  una  loro  morte,  e  la
          ripetizione  di  Falstaff  non  avvenne  (se  non  nelle Merry  Wives  of  Windsor,
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