Page 43 - Shakespeare - Vol. 2
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RE GIOVANNI

               Il Re d’Inghilterra, a nome di se stesso.            62
               Voi, uomini d’Angiers, miei cari sudditi...



              RE FILIPPO
               Voi, cari cittadini d’Angiers, sudditi d’Arthur,
               i nostri trombettieri vi hanno chiamati a questo amichevole colloquio...



              RE GIOVANNI

               A nostro vantaggio; perciò ascoltateci per primi.
               Queste bandiere di Francia, che sono state spiegate qui,
               sotto gli occhi    63  e la vista della vostra città,
               hanno marciato sin qui per farvi danno.
               I cannoni hanno viscere piene d’ira,

               e sono già stati puntati, pronti a vomitare fuori
               il loro sdegno di ferro contro le vostre mura:
               tutti i preparativi per un assedio sanguinoso

               e un assalto spietato da parte dei Francesi
               sono qui,    64  sotto gli occhi della vostra città
               e delle sue porte, costrette ad abbassare le ciglia.
               Non fosse stato per il vostro arrivo, queste pietre dormienti
               che come una cintura vi cingono attorno,

               sarebbero già state divelte dai loro fissi letti di calce
               dalla forza dell’artiglieria,      65
               e, fatta un’altra breccia, una forza sanguinaria

               si sarebbe riversata sulla vostra pace.
               Ma vedendo noi, vostro legittimo Re,
               che con una marcia faticosa e velocissima
               abbiamo portato le nostre forze a controbilanciare le loro
               davanti alle vostre porte, per salvare dai loro graffi

               le guance minacciate della vostra città, ecco, guardate,
               i Francesi stupefatti, chiedono di parlamentare,
               e adesso, invece di proiettili avvolti nel fuoco

               pronti a far tremare di febbre le vostre mura,
               sparano solo tranquille parole avvolte di fumo
               per versare una confusione sleale nelle vostre orecchie.
               Riservate loro la fiducia che si meritano, cari cittadini,
               e lasciateci entrare, noi che siamo il vostro Re:
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