Page 1864 - Shakespeare - Vol. 2
P. 1864
Ti giuro, m’era parso che portasse
qualche paio di guanti stagionati
e invece, erano proprio le sue mani.
Ha le mani da sguattera. Ma via, lasciamo stare.
Dico che questa lettera non l’ha inventata lei.
Questa è parto d’un maschio, e di suo pugno.
SILVIO
Eppure è proprio sua.
ROSALINDA
Ma chi ci crede?
Questo è stile manesco, senza cuore,
uno stile che provoca. Ma come, lei mi sfida
come un turco un cristiano. Una mente gentile
di donna non saprebbe mai eruttare
queste immagini bruto-smargiasse, questi termini
etiopici, più neri nell’effetto
che nell’aspetto. Vuoi che te la legga?
SILVIO
Sì, fatelo, che io non so davvero
che cosa dica. So però che Febe
può essere crudele. Ne ho sentite fin troppe.
ROSALINDA
(legge)
Mi febeggia! Ma senti che tiranna:
Sei forse un dio mutato in un pastore,
tu che d’una ragazza hai messo a fuoco il cuore?
Hai mai sentito un insulto simile da una donna?
SILVIO
E lo chiamate un insulto?
ROSALINDA
(legge)