Page 1863 - Shakespeare - Vol. 2
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ROSALINDA
E adesso che ne dici? Non son passate le due? Di Orlando nemmeno l’ombra!
CELIA
Con tutto il suo puro amore e il terremoto nel cranio, scommetto che ha
preso l’arco e le frecce e se n’è andato a letto. Guarda chi si rivede.
Entra Silvio.
SILVIO
Ho un messaggio per voi, mio bel ragazzo.
La mia gentile Febe disse di darvi questo.
Non so cosa c’è scritto, ma suppongo
dal viso corrucciato e gli scatti di vespa
che aveva nello scrivere, qui dentro ci saranno
cose da turchi. Ve ne chiedo scusa,
io non son che un postino senza colpa.
ROSALINDA
Uh, la pazienza stessa perderebbe
la pazienza scorrendo questa lettera!
Ma è roba da trascendere! È roba insopportabile!
Non sono bello, dice: sono maleducato,
e superbioso, e lei non mi potrebbe amare
mai, nemmeno se i maschi scarseggiassero
come la fenice. Ma per la miseria,
non è costei la lepre di cui sto andando a caccia.
E allora perché scrivermi così? Andiamo, andiamo,
pastore, questa lettera è un trucchetto dei tuoi.
SILVIO
No, ve lo giuro. Io, non so che dice.
È Febe che l’ha scritta.
ROSALINDA
Andiamo, via, l’amore
t’ha proprio rimbambito. Le sue mani, le ho viste.
Sono mani di cuoio, sembran fatte di tufo.