Page 1869 - Shakespeare - Vol. 2
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che ci raccontavamo, l’uno all’altro,
               e com’ero arrivato in queste solitudini,
               in breve, mi portò dal suo Duca gentile
               che mi diede vestiti nuovi, e ospitalità,

               e m’affidò all’amore del fratello
               che mi guidò alla sua grotta. Lì
               si svestì, e proprio qui, sul braccio,
               la leonessa gli aveva strappato

               un brindello di carne, e aveva sanguinato
               tutto il tempo, e adesso mi sveniva,
               e mentre che sveniva chiamava Rosalinda.
               Insomma, l’ho rianimato, ho bendato

               lo strappo, e dopo un po’ mi s’è rimesso
               in forza, e m’ha spedito qui, sconosciuto
               come sono, a narrarvi questa storia,
               per scusarlo d’avere mancato alla promessa,

               e per dare la seta macchiata del suo sangue
               al pastorello che lui, per giocare,
               chiama la sua Rosalinda.
                                                                                         (Rosalinda sviene.)



              CELIA
                               Ganimede!

               Su, Ganimede, caro!



              OLIVER
                               Molti svengono
               alla vista del sangue.



              CELIA
                               Non è solo per questo.

               Cugina! Voglio dire, Ganimede!


              OLIVER

               Guardate, si riprende.



              ROSALINDA
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