Page 1851 - Shakespeare - Vol. 2
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che ha comprato il capanno e le pasture
               ch’erano di quel vecchio contadino.



              FEBE
                               Sia chiaro,
               non ti mettere in testa che ho preso una sbandata,
               se ti chiedo di lui. È solo uno sfacciato.

               Parla bene però. Ma cosa me ne faccio
               delle parole? Epperò le parole
               fan pure un certo effetto se quello che le dice

               piace a chi sta a sentirlo. È un bel ragazzo,
               mica troppo però, ma certo è un diavolo
               d’orgoglio, ma l’orgoglio gli sta bene.
               Quello diventa un uomo coi fiocchi. Ma la meglio
               cosa che ha è l’incarnato. E prima ancora

               che la lingua beccasse, l’occhio sanava il danno.
               Alto non è, ma è alto per l’età che dimostra.
               Gambe, così così; ma non son mica male.

               Labbra, un bel rosso, appena più acceso e carnoso
               di quello che gli tempra la gota: appena appena
               la distanza tra rosso unito e rosso
               damaschino. Ci sono donne, Silvio,
               che a studiarlo così, parte per parte

               quasi avrebbero fatto il ruzzolone.
               Ma per me, non mi fa freddo né caldo,
               anche se ho più motivo di freddo che di caldo.

               Lui che c’entrava, a farmi quei rimproveri?
               Ha detto che i miei occhi erano neri, neri
               i capelli, e adesso che ricordo
               mi ha pure sfottuta. Ah, mi meraviglio
               che non gli abbia risposto per le rime!

               Ma tant’è, omissione non è quietanza. Adesso
               gli scriverò una lettera veramente pepata,
               e gliela porti tu, nevvero, Silvio?



              SILVIO
               Con tutto il cuore, Febe.
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