Page 1845 - Shakespeare - Vol. 2
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CELIA
Be’, sì, quando ha preso la sbandata, ma non credo che l’abbia presa.
ROSALINDA
Ma l’hai sentito tu stessa, giurare e spergiurare che l’aveva presa.
CELIA
L’aveva, forse, una volta. E poi, i giuramenti d’un innamorato non hanno più
forza di quelli d’un oste. Tutti e due affermano conti fasulli. Lui è qui nella
foresta al seguito del duca tuo padre.
ROSALINDA
L’ho incontrato ieri, il duca, e abbiamo parlato a lungo. M’ha chiesto chi erano
i miei, e io gli ho risposto che valevano quanto i suoi, allora s’è messo a
ridere e m’ha lasciata andare. Ma perché parlare di padri quando esiste
qualcuno come Orlando?
CELIA
Ah quello sì che è in gamba! Scrive gran versi, dice gran cose, fa gran
giuramenti e li rompe alla grande, non di punta ma di piatto, sul cuore della
donna amata, come un giostratore scadente, spronando tutto da un lato,
spezza la lancia come un’oca imperiale. Ma tutto va alla grande, quando
gioventù cavalca e follia comanda. Adesso chi arriva?
Entra Corin.
CORIN
Padrona e padrone, mi avete chiesto spesso
di quel pastore che piangeva amore,
quello che avete visto, seduto accanto a me
sull’erba, che intesseva lodi per la pastora
superbiosa e spocchiosa ch’era la sua patita.
CELIA
Be’, cosa gli è successo?
CORIN