Page 1777 - Shakespeare - Vol. 2
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Scena II EN
Entrano Rosalinda e Celia.
CELIA
Te ne prego, Rosalinda, cugina diletta, stai allegra.
ROSALINDA
Cara Celia, io mostro più allegria di quanta ne ho in realtà, e tu mi vorresti
ancora più allegra? Se non troverai il modo di farmi dimenticare un padre
esiliato, sarà inutile che m’insegni a ricordare le mie gioie più vive.
CELIA
Da questo vedo che non mi vuoi tutto il gran bene che io ti voglio. Se mio zio,
tuo padre esiliato, avesse bandito lui tuo zio il Duca mio padre, purché tu
fossi rimasta con me avrei istruito il mio affetto a considerare tuo padre come
mio. Così dovresti fare anche tu, se la sincerità del tuo amore fosse ben
temprata come è quella del mio.
ROSALINDA
Bene, cercherò di dimenticare la mia condizione per rallegrarmi della tua.
CELIA
Mio padre, lo sai, non ha altri figli che me, ed altri non è probabile che ne
avrà; e allora è certo che alla sua morte sarai tu la sua erede, perché quello
che è stato sottratto con la forza a tuo padre io te lo restituirò per amore.
Sarà così, sul mio onore, e possa diventare un mostro se rompo la promessa.
E allora mia cara, mia dolcissima Rosa, sii allegra.
ROSALINDA
Lo sarò d’ora in poi, cugina, e inventerò qualcosa per divertirci. Vediamo un
po’, che ne diresti se ci innamorassimo?
CELIA
Per la Vergine, ci potresti provare ma per gioco. Ma non innamorarti mai sul
serio di un uomo e non eccedere neppure nel gioco, tanto da non potertene
svincolare onorevolmente con un semplice rossore.