Page 1754 - Shakespeare - Vol. 2
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dell’estate”,  ma  anche  “dal  basso”),  per  poi  spostare  i  concetti  di  penetrazione  e  violazione  sulle
                 “città inviolate” su cui egli ha fretta di mettere le mani.
            167 Epilogo L’epilogo non ha altra funzione che quella di stabilire un collegamento con la prima, in ordine
                 di composizione, delle due tetralogie storiche: quella che inizia con le esequie di Enrico V,  in 1-Enrico
                 VI, e termina con la morte di Riccardo III sul campo di Bosworth, coprendo il periodo 1422-1485. Al
                 sonetto è possibile attribuire una funzione amaramente ironica. Col senno del poi, possiamo dire che
                 Agincourt  ha  aperto  la  strada  a  un  ulteriore,  rovinoso  coinvolgimento  inglese  in  terra  di  Francia,
                 culminato con la perdita di ogni conquista; mentre le nozze con Caterina riaprono il vaso di Pandora
                 delle reggenze e dei conflitti dinastici. Che è come dire che Francia e Inghilterra non sono fatte per
                 intendersi, e che la Francia è meglio perderla che trovarla (idea politicamente ortodossa al tempo di
                 Elisabetta).
                 Il  Dover  Wilson  immagina  che  “l’umile  autore”  (our  bending  author)  compaia  in  prima  persona  a
                 ricevere gli applausi della platea (to bend vuol dire “inchinarsi”). A recitare il Coro (223 versi: un ruolo
                 secondo solo a quello del Re) potrebbe essere lo stesso Shakespeare, autore, produttore, attore,
                 regista  −  insomma,  l’anima  della  compagnia.  Le  reiterate  affermazioni  di  inadeguatezza  (se  ne
                 contano  25,  negli  interventi  del  Coro)  −  atto  di  cortesia  comunque  dovuto  −  costituiscono
                 l’ammissione  dei  limiti  del  mezzo  teatrale,  ma  anche  un  atto  di  fede  nel  mezzo  in  questione.
                 Senonché il Prologo di Troilo e Cressida negherà di identificarsi con «la penna dell’autore o la voce
                 dell’attore». To bend vuol dire anche “piegarsi”: più che un cortese inchino finale è lecito ravvisare
                 nel bending author l’ammissione che anche l’autore deve piegarsi alle esigenze e alle convenzioni che
                 il teatro gli impone.
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