Page 1752 - Shakespeare - Vol. 2
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152 V, i, 2 L’atto consiste di sole due scene: plateale e farsesca la prima, in cui Fluellen costringe Pistola
                 a trangugiare il porro; quattro volte più estesa la seconda, elegante e contenuta nella cornice della
                 ceremony,  dei  rituali  di  corte,  con  il  corteggiamento  di  Caterina,  le  trattative  di  pace  e  la
                 consacrazione finale della vittoria. Due scene di ben diverso respiro, che a prima vista non hanno
                 nulla in comune; «un dramma eroico che finisce in commedia, e una commedia che finisce, come
                 suole,  in  matrimonio  di  convenienza»  −  per  dirla  con  A.W.  Schlegel,  fra  i  primi  a  cogliere  l’ironia
                 implicita in tal lieto fine. Se nella transizione dalla guerra alla pace, l’anticlimax è inevitabile, in termini
                 di tensione scenica, esso è anche necessario: tanto più se il drammaturgo aspira a riaffermare la
                 vittoria  dell’ordine  sul  disordine  e  il  caos,  e  un’esigenza  di  riconciliazione  e  armonia  fra  le  forze  in
                 conflitto,  siano  esse  governanti,  sudditi  o  nazioni.  Gower  e  Fluellen  parlano  lingue  diverse,  ma  le
                 randellate promesse a Pistola (il disordine) parlano la stessa lingua (“Ci penserà un gallese a farvi
                 rigare diritto, da buon inglese”). Il Re e la Principessa parlano lingue diverse, ma consapevoli della
                 posta  in  gioco  (la  pace)  essi  s’intendono  perfettamente  a  vicenda.  Comune  alle  due  scene  è
                 l’affermazione  simbolica  della  legge  del  più  forte:  in  questo  caso,  chi  merita  di  vincere.  Il  simbolo
                 unificante  è  il  porro,  rustico  emblema  del  Galles  di  Fluellen  e  di  Harry  di  Monmouth.  Quel  che
                 succede nella Scena II, in termini nudi e crudi − scrive H.C. Goddard − è esattamente questo: «Un
                 re  costringe  un  altro  re  a  trangugiare  un  porro...  La  somministrazione  della  medicina  è  così  ben
                 camuffata  da  bei  sentimenti  e  formule  diplomatiche,  così  edulcorata  da  professioni  di  amicizia  e
                 scambi  di  ‘fratello  di  Francia’  e  ‘fratello  d’Inghilterra’  che,  almeno  in  apparenza,  il  porro  potreste
                 scambiarlo per una fetta di torta nuziale. Ma resta, cionondimeno, un porro».
            153 V, i, 26 Cadwallader è un leggendario eroe gallese del VII secolo, ultimo Re dei Britanni, caduto in
                 battaglia  contro  i  Sassoni  nel  633.  Le  capre  implicano  un  giudizio  sprezzante  sul  Galles,  paese  di
                 montanari e pastori.

            154 V, i, 34 Si è reso liberamente un gioco di parole fra i concetti di “alto” (la montagna) e “basso” (il
                 “basso  rango”  o  “bassopiano”),  sui  quali  s’innesta  un  ulteriore  gioco  fra squire  (“scudiero”,
                 “signorotto”)  e square  (nell’accezione  di  “esempio”  o pattern):  la  pronuncia  era  analoga.  “Io  vi
                 dimostrerò che siete scudiero d’infimo rango”, ma anche “farò di voi un esempio di degradazione”.
            155 V, i, 54 Un groat è una moneta da quattro pence. Esempio della risicata generosità di Fluellen, che
                 al soldato Williams aveva offerto un intero scellino.
            156 V, i, 74 Il termine huswife sta per housewife (“moglie”, “massaia”) come per  hussy (“donna di facili
                 costumi”): il tempo ha accentuato la divaricazione dei significati.
            157 V, i, 76 Molti curatori sostituiscono Doll  con Nell: Nell Quickly, l’Ostessa, è moglie di Pistola, mentre
                 Doll  Tearsheet  (Lola  Straccialenzuola)  se  l’intendeva  con  Falstaff,  in  un  contesto  dove  il  mal
                 francese  è  di  casa  (2-Enrico IV).  Ciò  dimostrerebbe  che  la  parte  originariamente  pensata  per
                 Falstaff fu poi adattata a Pistola. Ma le battute di Pistola non si addicono a un Falstaff, e Pistola non
                 ha  certo  nulla  in  contrario  a  farsi  mantenere  da  due  donne,  la  provvida  Ostessa  e  l’improvvida
                 Lola/Doll (che già sappiamo finita nella “fumigante tinozza del disonore” in quello stesso lazzaretto o
                 spedale dove ora ha trovato la morte).

            158 V,  ii Huntingdon  (altra  presenza  muta  nel  dramma)  è  John  Holland  (1395-1447),  distintosi  ad
                 Harfleur,  ad  Agincourt  e  nella  seconda  campagna  di  Francia.  La  Regina  Isabella  (1370-1435)  era
                 figlia di Stefano II di Baviera: nota per dissolutezza di carattere. Borgogna è Filippo il Buono (1396-
                 1467), figlio di Giovanni il Temerario che era stato assassinato nel 1419 su istigazione del Delfino
                 Charles (fratello minore del Delfino del dramma, morto due anni prima). Fu, in qualità di promotore
                 dell’alleanza anglo-borgognona, uno degli artefici del Trattato di Troyes. Le professioni di fratellanza,
                 il  benvenuto,  i  fervidi  auspici,  altro  non  sono  che  convenevoli  di  rito:  è  in  atto  la  commedia  della
                 diplomazia, che si continua in quella del corteggiamento e in essa si fonde. Osserva un critico che,
                 così come la galanteria è il rituale dell’amore, il rituale è la galanteria della politica. In questo caso
                 esso  è  osservato  nelle  forme  esteriori  (per  quanto  Enrico  si  sforzi,  con  Caterina,  di  sembrare
                 informale), ma solo in questo. La partita non si gioca ad armi pari, e quello a cui assistiamo non è
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