Page 1227 - Shakespeare - Vol. 2
P. 1227
ognuno che s’innamori deve fare
per suo conto, di lingua come d’occhio,
né fare fare a nessun altro, perché
la beltà l’è una strega e le sue stregonerie
sempre squagliarono la lealtà in lascivia.
Questo l’è provato a ogni ora e io
non l’ho avuto in sospetto. Dunque addio Ero!
Entra Benedetto.
BENEDETTO
Sei tu, sior conte?
CLAUDIO
Sono.
BENEDETTO
Venga qui, venga con me.
CLAUDIO
Ma dove?
BENEDETTO
Al più vicino salice piangente, e per questione che la riguarda, illustrissimo!
Come la porterà la corona da cuore infranto? La vorrebbe portar alla strozza
come un collar d’usuraio? O sottobraccio come una sciarpa d’uffiziale? In
qualche modo l’ha da portare, perché il principale le ha fregato la sua Ero.
CLAUDIO
Buon pro gli faccia.
BENEDETTO
Bravo, ora parli proprio come un onesto bovaro, ché così vendono i vitelli. Ma
dimmi, ti saresti aspettato che il principe t’infinocchiasse a questo modo?
CLAUDIO
Lasciami in pace, ti prego.