Page 68 - Shakespeare - Vol. 1
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A ciascuno è assegnata carica e sede.
Io sono escluso. A me nulla rimane.
Ma non a lungo starò fuori dal gioco.
Il re da Eltham intendo trafugare,
e il gran timone dello stato pilotare.

                                        Esce.

                                Scena II EN

Squilli di tromba. Entrano Carlo [il Delfino, il Duca d’]Alençon, e Reignier
 [, Duca d’Angiò], che marciano con i soldati al suono dei tamburi. 18

CARLO

 Lassù in cielo e qui in terra ancora non è noto
 il vero movimento di Marte. 19
 Di recente rifulse sulle schiere inglesi,
 ora siamo noi i vincitori: su di noi Marte sorride.
 Quale città d’importanza non è nostra?
 A piacer nostro ce ne stiamo presso Orléans,
 e ogni tanto, gli Inglesi affamati, come pallidi spettri,
 ci fanno debole assedio; un’ora al mese.

ALENÇON

 La minestra d’avena e una bistecca di manzo
 bella grassa - ecco cosa gli manca. Devono nutrirsi
 come i muli, con il sacco della biada legato al muso,
 o avranno un aspetto penoso, da topi affogati.

REIGNIER

 Spezziamo l’assedio. Perché rimaniamo qui in ozio?
 Abbiamo preso Talbot, che ci incuteva tanta paura.
 Non rimane che quello scervellato di Salisbury,
 che si consumi la bile dalla rabbia:
 senza uomini e denari non può fare la guerra.

CARLO

 Suonate, suonate la carica! Diamogli addosso.
 Ora, per l’onore derelitto dei Francesi!
 Perdonerò la mia morte a chi mi uccide
 vedendomi retrocedere d’un sol passo o fuggire.
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