Page 436 - Shakespeare - Vol. 1
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e spedito a casa i nostri soldati stracciati e feriti.
Il munifico Warwick e tutti i Neville, le cui spade terribili
non furono mai sguainate invano, tanto ti odiano
che si accingono a sollevarsi in armi.
E ora la casata di York, rimossa dalla corona,
con l’assassinio vergognoso di un re innocente,
e con l’altera superba tirannia dell’usurpatore,
arde del fuoco della vendetta, i cui stendardi fiduciosi
innalzano il nostro sole coperto per metà, pronto
a brillare, sotto cui sta scritto “Invitis nubibus”. 113
Qui, nel Kent, i popolani prendono le armi
e, per concludere, disistima e mendicità
si sono insinuate nel palazzo del nostro re,
e tutto a causa tua. - Via, portatelo via di qui.
SUFFOLK
Ah, se fossi un dio, per far esplodere il tuono
su questi schiavi meschini, spregevoli e vili! 114
Le piccolezze rendono i vili arroganti:
questo delinquente, capitano d’un brigantino,
minaccia più di Bargulo, il forte pirata illirico. 115
Gli scarabei non succhiano il sangue delle aquile,
ma derubano gli alveari. È impossibile che io muoia
per mano di un vassallo miserabile come te.
Le tue parole scatenano in me la rabbia, non il rimorso.
Vado in Francia con un messaggio della regina;
ti intimo di portarmi in salvo oltre la Manica.
CAPO DEI PIRATI
Whitmore...
WHIT MORE
Su, vieni, Suffolk, ti porto all’appuntamento con la morte.
SUFFOLK
Paene gelidus timor occupat artus: 116 sei tu che temo.
WHIT MORE
Avrai motivo di temermi prima che ti lasci.
Allora, ti sei ammansito? Adesso ti piegherai?