Page 396 - Shakespeare - Vol. 1
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e sempre, dopo l’estate, arriva l’inverno desolato
    con il freddo iroso, pungente; e così, col rapido cambio
    delle stagioni, si alternano gioie e preoccupazioni.
    Signori, che ore sono?

   SERVIT ORE

                   Le dieci, mio signore.

   GLOUCEST ER

    Le dieci è l’ora che mi è stata assegnata
    per guardare la mia duchessa punita che passa;
    a fatica può sopportare il selciato della strada,
    da calpestare con i piedi teneri, delicati.
    Dolce Nell, la tua nobile mente può mal tollerare
    la gentaglia che ti caccia gli occhi in faccia,
    ridendo della tua vergogna con sguardi invidiosi;
    una volta seguiva le ruote superbe del tuo cocchio,
    quando passavi in trionfo per le strade.
    Calma, mi pare che arrivi. Preparerò i miei occhi,
    bagnati di lacrime, a vedere le sue sventure.

      La Duchessa [Eleanor] entra [a piedi nudi], indossando un lenzuolo
bianco, [con dei versetti scritti e appuntati sulla schiena] e un cero acceso
 in mano. Con lei sono [Sir John Stanley,] lo Sceriffo, e i suoi ufficiali [con

                                    roncole e alabarde].

   SERVIT ORE

    Se piace a vostra grazia, la strapperemo allo Sceriffo.

   GLOUCEST ER

    No, non muovetevi, se ci tenete alla vita; lasciatela passare.

   ELEANOR

    Vieni, mio signore, a vedere la mia pubblica vergogna?
    Ora anche tu fai penitenza. Guarda come fissano!
    Osserva come la folla agitata ti indica col dito,
    e scuotono la testa, e lanciano occhiate verso di te.
    Ah, Gloucester, nasconditi ai loro sguardi carichi di odio,
    e maledici i tuoi nemici - i tuoi, che sono anche i miei.
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