Page 105 - Shakespeare - Vol. 1
P. 105
Entra Riccardo [Plantageneto].
PRIMO CARCERIERE
Mio signore, il tuo affezionato nipote è giunto.
MORT IMER
Riccardo Plantageneto, amico mio, sei giunto?
PLANT AGENET O
Sì, nobile zio, tanto maltrattato; ecco
tuo nipote Riccardo, di recente altrettanto oltraggiato.
MORT IMER
Levate le mie braccia verso il suo collo,
che lo possa stringere, ed esalargli sul petto
l’ultimo rantolo. Oh, ditemi quando
le mie braccia sfiorano le sue guance,
che gli possa dare un amorevole bacio
prima della fine. [Lo abbraccia.] Dolce ramo del gran ceppo di York,
dimmi ora il fresco oltraggio che hai subito.
PLANT AGENET O
Prima, poggia la tua vecchia schiena
contro il mio braccio, così che, a tuo agio,
ti possa raccontare del mio disagio.
Oggi, mentre discutevo d’una questione legale,
scoppiò una lite tra Somerset e me,
e, nello scambio di insulti, quella sua lingua
spudorata mi rinfacciò la morte di mio padre.
Quell’accusa m’inceppò la lingua,
altrimenti avrei ribattuto alle sue offese.
Perciò, buon zio, per amore di mio padre,
in onore di un vero Plantageneto,
in considerazione del legame di parentela,
dimmi la causa che costò la testa
a mio padre, il Conte di Cambridge.
MORT IMER
La stessa causa che, caro nipote,
ha consumato dentro un odioso carcere, in agonia,